Ho letto: I doni dell’imperfezione, di Brené Brown
Ecco com’è andata: non sapevo nemmeno chi fosse Brené Brown finché non ne abbiamo parlato al master di coaching. In quell’occasione mi sono limitata ad appuntare i titoli dei suoi libri, più per completezza bibliografica che per un reale desiderio di leggerli. Tanto i libri sul perfezionismo non mancano di certo nella mia biblioteca (alcuni ancora da finire, confesso), che altro ci potrebbe essere di nuovo da aggiungere sull’argomento? Tuttavia, quando il Destino si mette in mente di mandarci un messaggio si fa capire bene! Dal giorno dopo, mi trovo Brené Brown dappertutto. Da illustre sconosciuta (per me), la incontro improvvisamente nelle newsletter più disparate, su youtube, come ospite al fianco di guru e coach in programmi di crescita personale. E mi è anche simpatica, devo ammettere che ne sono subito conquistata. Inutile continuare ad ignorare i segnali: alla fine ho dovuto comprare i suoi testi, altrimenti il mio spirito guida non mi avrebbe lasciata in pace.
Ho iniziato a leggere I doni dell’imperfezione e mi sono subito resa conto che è stato scritto apposta per me. L’approccio dell’autrice al perfezionismo è sorprendete nella sua semplicità, eppure assolutamente rivelatorio: alla base di tutto ciò che ci impedisce di vivere una vita incondizionata (che significa gioiosa, completa, piena di coraggio, compassione e connessione con gli altri) non c’è altro che la paura, la vergogna di mostrarci vulnerabili. Ci comportiamo in modi dannosi per noi stessi e per gli altri per la sola ragione di non volere apparire deboli, quando in realtà il mostrarsi per ciò che si è, con i propri pregi e le proprie imperfezioni, è ciò che gli altri percepiscono come comportamento coraggioso. Questa riflessione ha cambiato completamente la mia prospettiva su molte cose che nella mia vita o fatto o non fatto, detto o non detto, e mi è rimbalzata l’evidenza che molte delle mie “fughe”, in cui solo apparentemente mi sono comportata da dura, come se non mi importasse nulla delle conseguenze, nascondevano l’incapacità di esporre la mia vulnerabilità per paura di essere ulteriormente ferita.
Pensiamo che non ci sia consentito essere fragili, così ci allontaniamo e rinneghiamo le parti di noi che non corrispondono all’idea che abbiamo di ciò che dovremmo essere, sforzandoci di diventare meritevoli compiacendo gli altri e dimostrando di sapercela cavare, di essere “perfetti”. “Il perfezionismo è la convinzione che se viviamo in modo perfetto… possiamo minimizzare o evitare il dolore provocato dal senso di colpa, dal giudizio e dalla vergogna… pensando che ci proteggerà quando in realtà è proprio ciò che ci impedisce di spiccare il volo”. Inoltre se ci difendiamo e impariamo a diventare insensibili a emozioni come la vergogna, ci rendiamo insensibili anche alle emozioni positive, perché non è possibile passare al setaccio i nostri sentimenti e tenerne solo alcuni, buttando gli altri. Quindi l’unica via di uscita è accettare i propri lati oscuri, andare fino in fondo alle esperienze dolorose (mi viene in mente che lo diceva anche la Roth nel suo libro, leggi la recensione che ho già pubblicato sul blog, se ti interessa) ed essere di nuovo interi. Infatti “quando attenuiamo l’oscurità, attenuiamo anche la luce” e “l’oscurità non distrugge la luce, la definisce”. Insomma, brilliamo proprio perché siamo anche buio, perciò non dobbiamo vergognarci del nostro buio. Una bella lezione di vita che ora sto proseguendo con la lettura di Osare in grande. Intanto sono sempre più convinta che anche scrivere su un blog sia un modo per esporsi e rendersi vulnerabili, nel senso inteso dalla Brown, per cui mi sento sulla strada giusta, e anche in buona compagnia…
Una sola puntualizzazione per i “puristi” linguisti e psicologi: la traduzione, nel complesso molto buona, di Chiara Veltri, crea un po’ di confusione nell’utilizzo del termine “resistenza” alla vergogna. Dal contesto mi sembra di capire che si tratti invece di “resilienza”, cioè la capacità di affrontare e superare il momento di difficoltà riuscendo a trarne maggiore forza e insegnamento.
Come sottofondo musicale per il post di oggi ho scelto una canzone di Niccolò Fabi che si intitola Costruire (secondo me è molto bella anche la versione della Mannoia)… ascoltala bene se sei perfezionista come me, e goditi il giorno dopo giorno, mi raccomando!
nel mezzo c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione