Cosa fa di me una scrittrice?
Se sono una scrittrice, non è quello che ho scritto e pubblicato qua e là fino ad oggi che mi definiscono come tale. Non mi sento più scrittrice ora di quanto lo fossi alle elementari, quando scrivevo copioni teatrali da far recitare alle mie compagne di classe, o quando mi cimentavo con le prime poesie e poi le spedivo a qualche rivista per ragazzi. La scrittura è uno stile di vita che ti accompagna anche quando non scrivi per mesi. E’ quella cosa che, mentre stai viaggiando in treno e vedi un dettaglio del panorama che ti risveglia un’idea per un romanzo, tiri fuori un quaderno dalla borsa e te la appunti subito per non lasciare che ti sfugga. E’ quel modo di pensare sotto forma di frasi in arial 11 che si compongono magicamente in un racconto e trasformano in parole la tua vita quotidiana fino nella sua più ovvia banalità. E’ anche avere in mente un interlocutore, un pubblico, una seconda persona che chiuda il cerchio, dando realtà e valore a quello che scrivi. Io mi rendo conto di essere una scrittrice soprattutto nei miei momenti bui, quando un dolore o una profonda tristezza mi fanno sentire sola e abbandonata da tutti, e invece di chiedermi “adesso cosa devo fare, che ne sarà di me?” io penso “adesso chi mi leggerà?”. E a furia di rispondere a questa domanda ho imparato a leggermi da sola: sul mio quaderno, sempre quello del treno, do sfogo alla malinconia, di solito sotto forma di poesie, poi le lascio decantare per un po’. Capita che non rilegga quelle pagine per molto tempo, a volte addirittura per anni, ma arriva un giorno in cui mi siedo per terra a gambe incrociate a sfogliare i ricordi e improvvisamente tutto ha di nuovo un senso, come se si trattasse di un messaggio, inviato dalla me stessa del passato alla me stessa di oggi, che diventa comprensibile man mano solo grazie a quanto succede nel trascorrere del tempo da lì a qua. Ecco, credo che la scrittura, almeno per quanto mi riguarda, abbia sempre una sua qualità profetica, la capacità di fare accadere le cose, anche se magari… in differita!
Come sottofondo eccoti un’altra canzone, sempre di Niccolò Agliardi (questa volta con Emis Killa), che descrive proprio la forza e la verità della scrittura:
“Scrivi di santa ragione,
Scrivi che sto quasi bene,
Scrivi che il vero rimane,
Scrivi, il resto è fatto per andare via e va via”.
Ho letto: Le donne, il cibo eD io, di Geneen Roth
Al master di coaching che sto frequentando (tra l’altro un’esperienza bellissima, dai un’occhiata qui e, se vuoi saperne di più, qui) vengono suggeriti sempre un sacco di libri che, se solo avessi il tempo, leggerei tutti dal primo all’ultimo, ma mi accontento di quello che posso fare in quei piccoli spazi di vita che riesco a ritagliarmi di tanto in tanto. Per il momento ne ho scelti due: Coaching dal cuore, di Arielle Essex, e quello che dà il titolo al post di oggi. All’apparenza sembrerebbe il solito libro su come perdere peso (se mi conosci non spaventarti, so che non ne ho bisogno, i motivi che mi hanno spinta a leggerlo sono di ben altro tipo!), o meglio, su come accettare il proprio corpo, smettendola con le diete e sviluppando un’attenzione al mangiare consapevole, equidistante dagli estremi sia dei digiuni che delle grandi abbuffate. In realtà il messaggio più potente che mi ha trasmesso la Roth riguarda le ossessioni. E siccome non ne sono immune, ne ho tratto insegnamento.
Anzitutto, cosa a cui non avevo mai pensato, le ossessioni hanno una funzione protettiva, ci servono nel momento in cui il dolore che dovremmo sopportare non mettendole in atto sarebbe troppo devastante per noi. Dobbiamo sentirci grati per la sofferenza che ci evitano. Tuttavia, per essere davvero liberi, il passo da compiere è necessariamente quello di farci attraversare da questo dolore, diventarne consapevoli e affrontarlo, lasciando andare le abitudini che ci danno sicurezza ma che al tempo stesso ci bloccano. Perché ogni volta che ricadiamo in un’abitudine ossessiva (come quella della dieta o di svuotare il frigorifero, per seguire l’esempio del libro), noi ci impediamo di cogliere davvero quella che è la nostra realtà interiore. L’autrice definisce la fuga nell’ossessione come una forma di “diserzione”. E la strada allora qual è? Il cammino parte dalla consapevolezza e arriva all’amore per se stessi. La dieta, così come altre forme di controllo sul nostro corpo e sul nostro comportamento (che spesso mascherano una mancanza di controllo a livelli più profondi), non nascono dall’amore. Essendo per certi aspetti assimilabili a vere e proprie “torture” denotano piuttosto una carenza di amore e certamente una profonda insicurezza e scarsa autostima.
Insomma, dobbiamo imparare a non fuggire, ad andare fino in fondo, e a questo proposito ti lascio una bella canzone da ascoltare, si intitola appunto “Fino in fondo”, di Niccolò Agliardi e Bianca Atzei. Una di quelle canzoni che danno il coraggio di restare nel tunnel perché è l’unico modo per arrivare alla fine e vedere di nuovo la luce.
Penna d’Oca cambia pelle!!!
Ciao Pennuto, benvenuto sul nostro sito tutto nuovo! Era da tanto tempo che ci stavamo pensando. Qualche volta abbiamo anche avuto la tentazione di chiudere tutto, perché ci sembrava che quella comunità così attiva che avevamo costruito insieme non esistesse più. Che facebook avesse sostituito i nostri strumenti di auto-pubblicazione, i commenti, la mitica bacheca e il forum, tutto in un colpo solo. Che senza le persone che ci hanno lasciato non saremmo mai più stati gli stessi. E forse non lo saremo davvero, ma credo che sia proprio questo il punto: è ora di cambiare, di trasformarci, di percorrere nuove strade.
Penna d’Oca vuole essere qualcosa di diverso da prima, perciò da oggi diventa un blog. Ciò non significa che sarai un semplice lettore: potrai in ogni momento commentare i nostri articoli, dialogando con noi, e se pensi di avere anche tu qualcosa da dire al popolo degli scrittori esordienti puoi contattarci e chiedere di essere incluso nel gruppo degli autori. Non troverai più la possibilità di pubblicare autonomamente i tuoi testi sul sito, ma potrai continuare a farlo sulla nostra pagina di facebook. Non avremo un forum, ma la struttura del blog permetterà comunque il confronto e ogni articolo verrà catalogato per argomento, così non farai fatica a trovare quello che cerchi. Avremo anche una chat, migliore dell’ultima versione in stile shoutbox, così potremo parlarci di nuovo “dal vivo”. Spero che vorrai restare con noi! Sia che tu sia un vecchio amico o un nuovo visitatore, sono certa che avremo molte cose da dirci…