0

Ho letto: I doni dell’imperfezione, di Brené Brown

Posted by Laura Bertoli on 30/03/2014 in Libri |

brownEcco com’è andata: non sapevo nemmeno chi fosse Brené Brown finché non ne abbiamo parlato al master di coaching. In quell’occasione mi sono limitata ad appuntare i titoli dei suoi libri, più per completezza bibliografica che per un reale desiderio di leggerli. Tanto i libri sul perfezionismo non mancano di certo nella mia biblioteca (alcuni ancora da finire, confesso), che altro ci potrebbe essere di nuovo da aggiungere sull’argomento? Tuttavia, quando il Destino si mette in mente di mandarci un messaggio si fa capire bene! Dal giorno dopo, mi trovo Brené Brown dappertutto. Da illustre sconosciuta (per me), la incontro improvvisamente nelle newsletter più disparate, su youtube, come ospite al fianco di guru e coach in programmi di crescita personale. E mi è anche simpatica, devo ammettere che ne sono subito conquistata. Inutile continuare ad ignorare i segnali: alla fine ho dovuto comprare i suoi testi, altrimenti il mio spirito guida non mi avrebbe lasciata in pace.

Ho iniziato a leggere I doni dell’imperfezione e mi sono subito resa conto che è stato scritto apposta per me. L’approccio dell’autrice al perfezionismo è sorprendete nella sua semplicità, eppure assolutamente rivelatorio: alla base di tutto ciò che ci impedisce di vivere una vita incondizionata (che significa gioiosa, completa, piena di coraggio, compassione e connessione con gli altri) non c’è altro che la paura, la vergogna di mostrarci vulnerabili. Ci comportiamo in modi dannosi per noi stessi e per gli altri per la sola ragione di non volere apparire deboli, quando in realtà il mostrarsi per ciò che si è, con i propri pregi e le proprie imperfezioni, è ciò che gli altri percepiscono come comportamento coraggioso. Questa riflessione ha cambiato completamente la mia prospettiva su molte cose che nella mia vita o fatto o non fatto, detto o non detto, e mi è rimbalzata l’evidenza che molte delle mie “fughe”, in cui solo apparentemente mi sono comportata da dura, come se non mi importasse nulla delle conseguenze, nascondevano l’incapacità di esporre la mia vulnerabilità per paura di essere ulteriormente ferita.

Pensiamo che non ci sia consentito essere fragili, così ci allontaniamo e rinneghiamo le parti di noi che non corrispondono all’idea che abbiamo di ciò che dovremmo essere, sforzandoci di diventare meritevoli compiacendo gli altri e dimostrando di sapercela cavare, di essere “perfetti”. “Il perfezionismo è la convinzione che se viviamo in modo perfetto… possiamo minimizzare o evitare il dolore provocato dal senso di colpa, dal giudizio e dalla vergogna… pensando che ci proteggerà quando in realtà è proprio ciò che ci impedisce di spiccare il volo”. Inoltre se ci difendiamo e impariamo a diventare insensibili a emozioni come la vergogna, ci rendiamo insensibili anche alle emozioni positive, perché non è possibile passare al setaccio i nostri sentimenti e tenerne solo alcuni, buttando gli altri. Quindi l’unica via di uscita è accettare i propri lati oscuri, andare fino in fondo alle esperienze dolorose (mi viene in mente che lo diceva anche la Roth nel suo libro, leggi la recensione che ho già pubblicato sul blog, se ti interessa) ed essere di nuovo interi. Infatti “quando attenuiamo l’oscurità, attenuiamo anche la luce” e “l’oscurità non distrugge la luce, la definisce”. Insomma, brilliamo proprio perché siamo anche buio, perciò non dobbiamo vergognarci del nostro buio. Una bella lezione di vita che ora sto proseguendo con la lettura di Osare in grande. Intanto sono sempre più convinta che anche scrivere su un blog sia un modo per esporsi e rendersi vulnerabili, nel senso inteso dalla Brown, per cui mi sento sulla strada giusta, e anche in buona compagnia…

Una sola puntualizzazione per i “puristi” linguisti e psicologi: la traduzione, nel complesso molto buona, di Chiara Veltri, crea un po’ di confusione nell’utilizzo del termine “resistenza” alla vergogna. Dal contesto mi sembra di capire che si tratti invece di “resilienza”, cioè la capacità di affrontare e superare il momento di difficoltà riuscendo a trarne maggiore forza e insegnamento.

Come sottofondo musicale per il post di oggi ho scelto una canzone di Niccolò Fabi che si intitola Costruire (secondo me è molto bella anche la versione della Mannoia)… ascoltala bene se sei perfezionista come me, e goditi il giorno dopo giorno, mi raccomando!

nel mezzo c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione

Tag:, , , ,

1

Incontro con l’autrice Rosa Amato.

Posted by Tiziana Iaccarino on 28/03/2014 in Interviste agli scrittori, Libri |

Ho il piacere di incontrare virtualmente un’autrice campana molto interessante, a mio avviso. Innanzitutto perché ha esordito nel settore editoriale con un’opera di pregio dedicata alla figura poliedrica di un personaggio realmente esistito: Costanza del Carretto Doria, nipote del grande ammiraglio Andrea Doria e poi perché è una persona molto preparata e di grande professionalità.
L’opera dal titolo completo “Costanza del Carretto Doria: un’aristocratica napoletana dall’intraprendenza economica genovese” con sottotitolo “Analisi di un patrimonio nobiliare” pubblicata da Impressioni Grafiche, fa un’analisi molto appassionata e appassionante di questa figura femminile forse anche molto moderna per la sua epoca, parliamo del ‘500 italiano.
Costanza del Carretto Doria era genovese, ma si trasferì a Napoli. Sposò il Principe Carlo de Lannoy e divenne Principessa di Sulmona. Si dice fosse una donna molto diversa dalle aristocratiche del tempo solo intente a esibire le proprie ricchezze per mostrare la grandezza del casato da cui provenivano. Costanza, infatti, era una donna che aiutava il prossimo sapendo rendersi utile e gestendo con dovizia il suo patrimonio. Ma di questo ci parlerà meglio l’autrice.

Rosa Amato si è laureata all’Università Federico II di Napoli con una tesi in Storia moderna. Pertanto, la materia che maggiormente la appassiona è divenuta il mezzo col quale ha deciso di analizzare determinate epoche e i suoi personaggi.
Ma sarà la stessa autrice a raccontarsi.

Ciao Rosa,
mi fa molto piacere scoprire la tua storia e in particolare curiosare intorno alla figura femminile di cui hai deciso di parlare nella tua prima opera letteraria, una biografia. A cosa è dovuta questa scelta?

RISPOSTA:
Leggere biografie di personaggi storici è sempre stato un mio interesse che negli anni è tendenzialmente cresciuto fino a culminare nella tesi di laurea in storia moderna e, infine, nella stesura di questo saggio storico dedicato alla vita della principessa Costanza del Carretto Doria, nipote del celebre ammiraglio Andrea Doria. In realtà la scelta è caduta su di lei perché è un personaggio dalle mille sfaccettature non ancora rivelate del tutto, quindi quale occasione migliore per portare  per la prima volta a conoscenza del pubblico una figura femminile che svela un altro volto delle nobildonne del Cinquecento: quello della intraprendenza sul piano sociale ed economico a dispetto di chi le crede dedite solo alle frivolezze e ad atteggiamenti di facciata.

Raccontaci chi era Costanza del Carretto Doria e il motivo con il quale ti ha “convinto” a raccontare la sua vita.

RISPOSTA:
Costanza era una nobildonna nata nel XVI secolo per cui possedeva tutti i privilegi aristocratici ma anche i limiti dell’essere donna, come l’obbedienza al padre e poi al marito, spazi di autonomia limitati al solo governo della casa e nessuna intromissione nelle faccende politiche del paese ed economiche della famiglia. Tuttavia, nonostante tali divieti, rimasta vedova dopo soli 5 anni di matrimonio, seppe far leva sul suo spirito imprenditoriale tramandatole dagli avi genovesi facendo meglio di quanto avrebbe saputo fare un uomo dell’epoca. Infatti si adoperò affinché il suo patrimonio lievitasse al punto da lasciare ai suoi successori una considerevole eredità e, allo stesso tempo, si impegnò in opere di beneficenza come la costruzione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone e La Casa del Rifugio, dove accolse le ragazze di strada.

Cosa hai trovato di diverso in lei rispetto alle nobildonne dell’epoca oltre, a quanto sembra, la generosità e l’intraprendenza?

RISPOSTA:
Nonostante la libertà che si era presa dopo essere rimasta vedova, non era facile per una donna dell’epoca, in una società assolutamente maschilista, amministrare un patrimonio tanto vasto e soprattutto essere presa sul serio nelle sue tante operazioni finanziarie, non avallandosi di nessuna autorizzazione maschile né del consenso dei familiari. Costanza era determinata a farsi strada da sola tra mille difficoltà e così fece. I risultati della sua attività parlano da soli.

Che tipo di ricerche hai dovuto affrontare e quanto tempo ti ci è voluto per raccogliere le informazioni che, di certo, avrai dovuto conoscere per raccontare la vita di questa nobildonna?

RISPOSTA:
Le fonti dalle quali ho acquisito le innumerevoli informazioni riguardanti la sua vita, il suo palazzo, i suoi beni e le sue attività finanziarie e caritative sono quelle presenti nei documenti notarili conservati negli Archivi di Stato di Napoli e Doria Pamphilij di Roma. Successivamente le ricerche si sono spostate al nord, nei territori appartenenti alla provincia di Genova, Savona, Alessandria e Asti dove si trovano le origini della famiglia Del Carretto. Ed è singolare come una ricerca partita anni fa a Napoli e poi a Roma, sia poi continuata al nord d’Italia nelle stesse zone dove mi sono trasferita per insegnare. Una coincidenza, caso fortuito oppure, come faceva notare un mio amico appassionato di ricerca storica, i personaggi a cui ci si affeziona ti aiutano dall’aldilà ad unire i fili della loro vita.

Ora ti faccio una domanda che può risultare strana, ma se tu fossi vissuta in quell’epoca e avessi deciso di scrivere la biografia della Principessa di Sulmona, perché Costanza divenne Principessa dopo aver sposato il Principe Carlo de Lannoy, cosa avresti raccontato e cosa avresti voluto chiederle? Avresti avuto almeno una domanda da porle direttamente?

RISPOSTA:
Avrei raccontato anche le storie e le vite dei personaggi che ruotavano attorno a lei, dalla servitù ai ragazzi di strada, dai contadini ai mercanti. Insomma, la vita sicuramente poco agiata e faticosa che la povera gente conduceva e di cui abbiamo scarne testimonianze scritte. Le avrei chiesto cosa vedeva di così terribile attorno a lei tanto da indurla a finanziare instancabilmente con grosse somme di denaro opere di beneficenza a favore degli ultimi e dei diseredati.

Infine, secondo te, che tipo di patrimonio culturale credi abbia lasciato questo personaggio della nostra storia?

RISPOSTA:
Costanza lascia un patrimonio culturale di notevole bellezza come la Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone e la Casa del Rifugio in via dei Tribunali, entrambe a Napoli. Chiesa davvero maestosa, la prima, ed incantevole per le rifiniture di pregio, per le opere in essa conservate e per l’annesso convento, ora sede del Tribunale Militare di Napoli. La Casa del Rifugio è attualmente sede della chiesa di Santa Maria del Rifugio.

E poi anticipaci i tuoi progetti. Hai altri manoscritti oppure opere nel cassetto che vorresti porre all’attenzione del pubblico e di che genere?

RISPOSTA:
Dopo essermi cimentata nella stesura di un saggio storico, seppur dallo stile per così dire agile e asciutto,  vorrei mettermi alla prova con un libro di racconti, sempre a sfondo storico, unendo così la mia passione per la storia alla necessità di pubblicare un genere alla portata di tutti, che sia meno settoriale e che possa avvicinare la gente alla storia, che è e sarà sempre “magistra vitae”.

Segnaliamo il sito ufficiale della tua opera al link:  http://costanzadelcarrettodoria.weebly.com/ e invitiamo il pubblico a ordinare il tuo libro in libreria oppure anche on line presso i maggiori store, perché va detto che è davvero molto interessante.

Grazie per la tua disponibilità!

Tiziana Iaccarino.

Tag:, , , , , ,

0

Segnalazione: “Accademia aperta alla scrittura”

Posted by Laura Bertoli on 25/03/2014 in News di Penna d'Oca |

Cari amici scrittori che abitate in zona Roma (ma anche no!), vi voglio segnalare questa opportunità gratuita per i giovani autori, di cui abbiamo avuto notizia dalla Culture and Glamour Academy, un centro polifunzionale nato con l’intento di affermarsi come punto di riferimento in ambito culturale per artisti, curatori e amanti delle arti e della moda.

La C&G Academy, in collaborazione con l’Accademia Panisperna, ha deciso di dare vita a un’iniziativa a favore degli scrittori esordienti o che si muovano nell’ambito socio-culturale: l’iniziativa si chiama Accademia Aperta alla Scrittura. 
Una volta al mese verrà ospitato nei loro spazi uno scrittore meritevole, a titolo gratuito, con l’intento di promuovere al meglio le sue opere. Verranno aperte agli scrittori le porte dell’Accademia così da far circolare una ventata di novità in ambito letterario, ambito troppo spesso trascurato dalla comunicazione di massa.

Gli interessati possono scrivere all’indirizzo location@cgroma.it. Le opere scelte per la presentazione saranno inoltre inserite nello spazio biblioteca dell’Accademia per la consultazione gratuita.

Spero che questa segnalazione sia di vostro gradimento, per me è sempre un piacere scoprire spazi e contesti in cui agli autori non venga chiesto un contributo di partecipazione! Mi piacerebbe ricevere dei feedback da parte di chi deciderà di partecipare, così potremmo commentare insieme l’iniziativa e restare aggiornati.

Per il momento ringrazio Concita Brunetti di C&G, sperando di potervi dare presto altre notizie.

Tag:, , , ,

0

Filosofia emotiva della recensione

Posted by Laura Bertoli on 22/03/2014 in Pensieri sulla scritura |

Mi commuove sempre un po’ quando un autore, che magari non conosco nemmeno, mi chiede di recensire un suo testo. Mi domando cos’è che ha fatto scattare la sua fiducia nel mio giudizio e in che modo potrei contribuire al suo successo, io che in fondo sono una lettrice qualunque, una lettrice-scrittrice che ogni tanto pubblica su un blog letterario ma che non riesce a prescindere da ciò che le piace e ciò che non le piace. Sappiatelo, io non sono obiettiva, per cui i miei commenti riflettono più qualcosa di me stessa che di voi e della vostra scrittura. Tenete presente che non sono amante nemmeno di molti dei grandi classici che sono annoverati tra i capolavori della letteratura!

Confesso pubblicamente che non scriverò mai una recensione negativa, perché per mia natura do a tutti i testi una possibilità di riscatto fino all’ultima pagina, ma purtroppo non ho più la costanza né il tempo di arrivare in fondo alla lettura di un libro che non mi interessi dall’inizio. Il tasso di abbandono è quindi piuttosto alto. Una volta mi sarei sforzata di arrivare in fondo a tutti i costi, ma forse oggi sono meno “masochista”, e se qualcosa non mi interessa preferisco dedicarmi ad altro piuttosto che addormentarmi mentre combatto alla ricerca di una sorpresa finale che mi faccia ricredere. Inoltre,  anche nel caso in cui avessi letto tutto fino all’ultima parola e non ne avessi tratto piacere, non mi reputo nessuno per criticare e sminuire i sogni di qualcun altro. Se vi sentite i più bravi scrittori del mondo, chi sono io per dirvi il contrario? Magari non avrete successo, ma sicuramente finché lo credete avete più possibilità di raggiungere il vostro obiettivo piuttosto che non credendolo, o peggio credendo a un mio giudizio negativo.

Diverso è se mi viene chiesto un commento in privato, in quel caso mi concentro sugli aspetti essenzialmente tecnici, su cui mi sento in grado di poter parlare con cognizione di causa. Dedicandomi a una sorta di editing anziché all’espressione di un vero e proprio giudizio. Trovo che questo sia il lavoro migliore che possiamo fare insieme, in un confronto più alla pari rispetto al caso in cui mi venga chiesta una recensione. Tenete comunque presente che, in qualunque caso, non vi posso garantire di riuscire a leggere i vostri lavori, soprattutto in tempi brevi, perché sono in perenne ritardo già con tutte le letture che scelgo di fare e che si accumulano inesorabilmente nella mia libreria e nel mio smartphone. Purtroppo quello che voglio leggere, perché ne sento il bisogno e perché in un certo senso mi “chiama”, avrà sempre la precedenza su tutto, e con i tempi che saranno necessari.

Detto questo, non dovete preoccuparvi se il libro che mi avete spedito da recensire non comparirà tra queste pagine. Non è detto che non mi sia piaciuto, semplicemente può essere che non abbia ancora avuto tempo di aprirlo. Faccio il possibile per leggerli tutti, ma naturalmente se un libro l’ho scelto e comprato io è più probabile che riesca a terminarlo ed eventualmente a recensirlo. Anche le letture che facciamo rappresentano un nostro cammino personale, dal quale a volte è difficile fare deviazioni. Per esempio io sono spesso mono-autore, ci sono periodi in cui mi va di leggere tutto di un determinato scrittore e non c’è spazio per nient’altro, anche se così sicuramente mi precludo altre prospettive e altre scoperte.  Considero comunque un onore  che mi chiediate di leggere i vostri testi e se non sono romanzi ma racconti e poesie prometto di terminarli in tempi più ragionevoli. In ogni caso, perseverate e andate avanti, le recensioni sono solo uno (forse nemmeno il più sincero) dei mille modi per farvi pubblicità e per sondare il gradimento che riscuote il vostro lavoro.

In tema di perseveranza, vi faccio riascoltare una delle più belle canzoni di Edoardo Bennato, “Non farti cadere le braccia”. Buonanotte e… non arrendetevi né ora né mai!

 

Tag:, , , ,

1

L’autore Gianluca Giusti si racconta.

Posted by Tiziana Iaccarino on 16/03/2014 in Interviste agli scrittori, Libri |

In questa intervista dialogheremo con l’autore Gianluca Giusti. Classe 1964, che si iscrive all’Isef e sviluppa una carriera nell’ambito dell’informazione scientifica del farmaco in ambito psichiatrico entrando, in seguito, a far parte del gruppo “Johnson & Johnson”.
Poi inizia a scrivere e lo fa dopo aver sviluppato certamente una grande competenza in materia.
Infatti, la sua prima opera dal titolo “OscuraMente” pubblicata da Errekappa Edizioni nel 2013 ne è una concreta dimostrazione letteraria.
Un titolo che dice molto. Ma che scopriremo meglio attraverso le parole del suo autore.

Ciao Gianluca,
Mi incuriosisce molto il tuo lavoro e soprattutto questa tua opera. Puoi dirci in pochi righi perché hai deciso di raccontare del cervello umano? Credi davvero che venga usato solo il 10% delle sue potenzialità?

RISPOSTA:
Ciao Tiziana e grazie per l’opportunità.
Per rispondere alla prima parto dalla seconda domanda. Se credo che venga usato solo il 10% del nostro cervello? Ma non scherziamo, è vero l’esatto contrario. Non lo dico io sia chiaro, ma le neuro scienze e gli esami strumentali come spiego ampiamente e con linguaggio semplice nel libro. Le percentuali non esistono, noi usiamo interamente il nostro cervello, se poi vogliamo dire il 100% va bene, ma l’essere umano e il suo processo evolutivo non si distinguono per quantità, ma per la qualità di come usiamo la nostra mente. Ho deciso quindi di raccontare il cervello umano perché ho sentito tante, troppe volte questa cosa dell’uso del solo 10% senza che venisse quasi mai contestata e una cosa non contestata alla fine diventa vera anche se non lo è. Ho voluto farlo io, visto anche la mancanza totale di testi in merito.

Cosa deve aspettarsi il pubblico da questa tua opera “OscuraMente” (Errekappa Edizioni, 2013)?

RISPOSTA:
Un saggio completo, scritto in modo semplice e ironico in grado non solo di spiegare come stanno realmente le cose da un punto di vista scientifico, ma anche come difendersi dai persuasori occulti di ogni ordine e grado che, volendo vendere un uso maggiore del “loro cervello”, vogliono far credere di avere poteri che non esistono.

Lo consideri un testo adatto a tutti o solo a persone che lavorano nel tuo ambito e che hanno voglia di approfondire l’argomento?

RISPOSTA:
Adatto a tutti! Proprio perché troppo spesso assistiamo a tanti fenomeni di presunti fenomeni paranormali che, giocando sulla sensibilità delle persone, vogliono far credere di parlare con i defunti, piegare i metalli o leggere nel futuro grazie al “potere della mente”. Il vero potere che hanno è saper spennare le persone facendo credere cose che non esistono. “OscuraMente” nasce proprio con lo scopo di riuscire a difendersi da questi truffatori e da tutti coloro che, usando abili capacità comunicative, pur senza disturbare inesistenti percentuali mentali, riescono da bravi imbonitori a vendere il nulla o l’inutile.

Dove lo hai presentato finora e in quali ambiti?

RISPOSTA:
Nel posto più bello che ci sia, una scuola. La direttrice del centro studi Benedetto Croce, che ringrazio, di Montecatini Terme ha voluto creare un evento per i suoi studenti e aperto a tutti. L’idea era quella di sensibilizzare gli studenti grazie al ruolo sociale di “OscuraMente”. I giovani possono essere più soggetti al richiamo di falsi miti e promesse fasulle come al pericolo di essere raggirati da sette e gruppi vari in odore di Demonio o droghe. È stata una mattinata di grande successo con tante domande e richieste di chiarimenti da parte degli studenti e dei numerosi cittadini presenti. Il ciclo delle presentazioni continua e il prossimo mese sarò a Pistoia alla libreria Feltrinelli e poi alla Mondadori di Sassuolo.

Qual è la domanda più frequente che ti fanno le persone riguardo al tuo lavoro e al libro che hai scritto?

RISPOSTA:
Più che chiedere, inizialmente mi dicono che sì, è vero, che usiamo solo il 10% del nostro cervello. A dimostrazione di quello che ho detto prima, cioè che se una cosa non viene contestata, anche la più assurda, alla fine diventa vera. Quando poi gli dico che le cose non stanno proprio così allora mi chiedono: Ma come fai a sapere che non è vero? Allora accenno a qualche dettaglio che li incuriosisca rimandando alla lettura del libro per scoprire come stanno davvero le cose

Se fossi in una libreria, una qualunque, in che reparto inseriresti la tua opera?

RISPOSTA:
Saggistica senza ombra di dubbio, possibilmente accanto a Odifreddi, Angela, Hack e Polidoro e altri autori di estrazione scettico razionale.

E per pubblicizzarla che slogan, o frase useresti?

RISPOSTA:
“Il vero potere non è nelle false promesse ma nella conoscenza”.

Infine, manda un messaggio al pubblico per invogliarlo all’acquisto.

RISPOSTA: Conoscere qualcosa in più sul nostro cervello vuol dire conoscere molto di più di noi stessi.
Sei sicuro di conoscere davvero te stesso?

Segnaliamo che l’opera è disponibile anche all’acquisto on line presso i maggiori siti di shopping.
Eccone uno nel quale troverete l’opera scontata: http://www.amazon.it/Oscuramente-vero-usiamo-nostro-cervello/dp/8896084075/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1391245402&sr=1-1&keywords=oscuramente .

Tiziana Iaccarino.

Tag:, , , , ,

1

Parliamo con l’autore Vittorio Piccirillo.

Posted by Tiziana Iaccarino on 15/03/2014 in Interviste agli scrittori, Libri |

lavocedelladistruzioneL’autore Vittorio Piccirillo è nato a Milano, ma vive a Lodi. Si appassiona ben presto alla fantascienza in quanto genere artistico e non solo, infatti colleziona libri, film e opere che lo spingono quasi ad una ispirazione letteraria.
Ma non solo. Poiché si interessa anche di scienze e tecnologie, e modellismo. Ha realizzato e colleziona piccole flotte di astronavi in scala ridotta e dipinte a mano. Ma non solo. Infatti, è uno sportivo che pratica trekking e sci di fondo. Quindi, non si direbbe neanche uno di quei soliti scrittori sedentari, anzi… e ce lo dimostra parlando in quest’intervista delle sue tre pubblicazioni.
Tutto è iniziato nel 2009 con l’uscita dell’opera “La Nebulosa degli Spettri” per le Edizioni Solfanelli, cui è seguita “La Profezia della Luna Nera” nel 2010 per la stessa casa editrice e “La voce della distruzione” nel 2013.
Scopriamo insieme, dunque, le sue opere e la sua attività artistica.

Ciao Vittorio,
mi complimento per le tue passioni e attività. Da dove nascono i tuoi interessi per il modellismo e le scienze?

RISPOSTA:
Fin da piccolo, ho sempre voluto capire come funzionavano le cose. La passione per la scienza è stata alimentata dalle mie letture ed è cresciuta di pari passo con quella per la fantascienza: ho sempre considerato la seconda come una sorta di anticipazione di ciò che la prima avrebbe poi scoperto. Quanto al modellismo, colleziono astronavi perché sono ciò che meglio rappresenta il desiderio di conoscenza che accomuna tutti noi esseri umani, robot perché sono la massima espressione delle nostre capacità tecniche e tecnologiche, ed entrambi perché sono bellissimi da vedere e divertentissimi da realizzare e colorare.

Hanno una connessione tra loro queste materie e attività?

RISPOSTA:
Sono modi diversi in cui si manifesta la mia curiosità intellettuale verso l’universo che ci circonda, con la sua vastità e con gli innumerevoli misteri che ancora custodisce. Nel caso del modellismo si arriva alla comprensione delle cose toccando con mano la materia grezza di cui sono fatte. Nel caso della scienza si perviene allo stesso risultato applicando lo studio e la riflessione. E poi trovo tutte e due le attività estremamente rilassanti e stimolanti nello stesso tempo.

So che ti appassiona anche la fantascienza, ma in che misura e da quanto tempo?

RISPOSTA:
Ho letto romanzi e racconti di fantascienza fin da quando ero adolescente. Ho iniziato con le storie avventurose di autori come Jules Verne (Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari, Intorno alla Luna, L’isola misteriosa, solo per citarne alcuni), ho proseguito con quelle fantastiche di autori come Edgar Rice Burroughs (il ciclo di John Carter di Marte, il ciclo di Venere), e sono infine approdato alla fantascienza, che in breve è diventata il mio genere preferito in assoluto.

Poi hai iniziato a scrivere. Come è cominciata questa tua avventura letteraria?

RISPOSTA:
In realtà ho cominciato a scrivere non molto tempo dopo aver iniziato a leggere, tuttavia per svariati motivi, di natura personale ma non solo, non ho mai trovato il modo di dare una forma più concreta a quella che ho sentito da subito come una grande passione. Di recente le varie tessere del mosaico sono andate a posto, e finalmente sono nati i miei primi romanzi.

Ma arriviamo alla tua prima pubblicazione avvenuta nel 2009 che si intitola “La Nebulosa degli Spettri”, per le Edizioni Solfanelli. Ce ne parli?

RISPOSTA:
Con il tempo ho visto sparire le storie che maggiormente mi piacevano, quelle in cui eroi impavidi si misuravano con pericoli di ogni sorta, affrontandoli con fermezza senza mai arretrare fino a sconfiggerli. Io credo che storie simili siano importanti, perché mandano un messaggio positivo: non siamo destinati ad autodistruggerci, a essere cancellati da una catastrofe o schiacciati da improbabili alieni. Così ho pensato di scriverne una, ed è stato naturale ambientarla nel contesto della space-opera, fra tecnologie sofisticatissime e pianeti esotici. I buoni e i cattivi si affrontano colpo su colpo nell’arco della vicenda, fino alla battaglia conclusiva in cui si assiste alla vittoria del bene sul male.

In seguito hai scritto l’opera “La profezia della luna nera” nel 2010. Cosa racconti in questo libro?

RISPOSTA:
Ho pensato di riprendere i protagonisti del primo romanzo per metterli di fronte a un nemico di tipo differente, che non avrebbero potuto combattere con le loro armi convenzionali. In questa storia hanno poco tempo a disposizione e sono costretti a dare fondo alle loro capacità e a ricorrere a tutta la loro intelligenza per scongiurare un cataclisma di portata cosmica. Si dovranno impegnare per superare difficoltà e imprevisti di ogni genere, ma sono eroi abituati a non darsi mai per vinti, e grazie alla loro determinazione riusciranno a trionfare.

E passiamo alla tua fatica più recente dal titolo “La voce della distruzione”, di cosa tratta?

RISPOSTA:
L’universo è un luogo molto vasto e vi si possono incontrare minacce di ogni genere, anche se a volte ciò che maggiormente può danneggiarci non è poi così lontano da noi quanto crediamo o quanto ci piacerebbe che fosse. I personaggi dei primi due romanzi tornano con una nuova avventura spaziale, in cui dovranno confrontarsi con il pericolo in una forma per loro inaspettata, alla quale non sono preparati e che li obbligherà a mettere a dura prova la fermezza delle loro intenzioni e la solidità delle loro convinzioni. Alla fine avranno successo, ma la loro sarà una vittoria amara.

Il tuo genere, come abbiamo capito, riguarda la fantascienza. Ma fai delle ricerche prima di raccontare una storia o ti reputi abbastanza preparato per raccontare qualcosa di sorprendente in tal senso?

RISPOSTA:
Ogni romanzo per me rappresenta una sfida, perché cerco sempre di definire un contesto che risulti credibile e di delineare dei personaggi che vi si muovano in maniera naturale. In tal senso, le ricerche sono volte ad armonizzare i vari aspetti della storia, e riguardano le caratteristiche dei mondi sui quali essa si sviluppa, le peculiarità fisiologiche e psicologiche delle creature che li abitano, e gli elementi della tecnologia da mettere in evidenza di volta in volta.

Infine, se ti va, scrivici giusto pochi righi, scegli cinque righi estratti dalla tua opera più recente.

RISPOSTA:
“A un tratto mi accorsi che uno degli ordigni si stava avvicinando in diagonale al tenente Daclane. Il mio superiore era di spalle e con quella angolazione non lo avrebbe visto fino all’ultimo. Non sarebbe riuscito a girarsi abbastanza in fretta neanche se lo avessi avvertito del pericolo. Nello stesso momento un altro ordigno puntava direttamente su di me. Non avevo il tempo di neutralizzare entrambi. Dovevo fare una scelta. In una frazione di secondo mi balenò davanti agli occhi ciò che era accaduto alle rovine sul pianeta paludoso. Taidanosh aveva quasi perso la vita per una mia incertezza. Non avrei commesso il medesimo errore una seconda volta.”

Grazie di tutto e in bocca al lupo!

Tiziana Iaccarino.

Tag:, , , , ,

1

Come presentare la propria opera ad un editore

Posted by Enrico Gradellini on 09/03/2014 in Consigli per gli scrittori |

Recupero un’altro articolo “storico” del sito che credo possa servire a tutti gli esordienti (era stato letto oltre 4200 volte in 6 anni, non male, suvvia).


Ho lavorato come un nero. Sono rimasto chino su un monitor (o sul foglio bianco) per giorni, mesi e spesso anni. Ho realizzato l’opera della mia vita. Sono sicuro che è uno dei romanzi più belli mai scritti e… e come trovo uno che me lo pubblica???
Eccoci arrivati alla domanda fatidica, domanda che incombe su tutti gli aspiranti scrittori che hanno realizzato un’opera e che la vogliono pubblicare. Questo piccolo articolo vuole riassumere in breve le cose che, a detta di molte case editrici serie, lo scrittore deve fare per cercare di farsi pubblicare.
Innanzitutto io consiglio sempre di proteggere la propria opera letteraria (non starò qui a spiegare il come, leggete l’articolo “Diritto d’autore. Ovvero: ho un testo inedito e desidererei proteggerlo; come faccio?” Già presente sul Penna d’Oca). Fatto questo bisogna iniziare a lavorare sul fattore critico: la pubblicazione.
Bisogna che iniziamo a considerarci non come uomini o donne con la passione della scrittura e vogliosi di veder la propria opera pubblicata, ma come professionisti (seppur sconosciuti e di importanza minore per una casa editrice). Un professionista si deve quindi comportare in modo corretto e responsabile, sia di se stesso che dei propri interlocutori.
Il professionista si deve informare dalla casa editrice se è interessata alla pubblicazione della propria opera, prima di inviarla all’editore stesso. Facendo un esempio, se io ho fatto un libro di poesie, non posso (e non devo pensare di poterlo fare) inviare la mia opera ad una casa editrice che pubblica solo fantascienza o horror; non se ne faranno di nulla, ma è ovvio! Se ho scritto un libro che parla di Modena e la sua provincia non lo posso inviare ad una casa editrice di Reggio Calabria che pubblica solo opere che trattino della Calabria e che viene commercializzata solo in Calabria.
Questi dattiloscritti, inviati in questo modo indiscriminato a tutti non fanno altro che:
a) intasare le piccole case editrici che già avrebbero un numero di manoscritti elevati da leggere, ed invece così sono letteralmente sommerse di libri per loro inutili (ricordatevi che non siete solo voi ad inviare dattiloscritti ma sono centinaia e centinaia di esordienti che inviano opere giornalmente alle case editrici). In questo mare di opere che vanno direttamente al macero è facile perdere libri di buona qualità,
b) far proliferare editori senza scrupoli che pubblicano con la formula “contributo da parte dell’autore”. Questi editori si basano sulla voglia che ha un esordiente di essere pubblicato e pubblicano tutto ciò che gli viene sotto mano (bello o brutto che sia), senza una filosofia editrice, senza scrupoli, e rubando spesso denaro all’autore che desidera ogni altra cosa pubblicare il suo manoscritto.
Sembrano cose ovvie, ma non lo sono. Gli editori sono invasi da opere che non pubblicheranno mai perché escono dalla loro filosofia, e gli editori che vogliono lucrare sugli esordienti aumentano anno dopo anno.
Cosa deve effettivamente fare uno scrittore.
Primo, controllare casa editrice per casa editrice quali sono le collane che pubblica e se è interessata a pubblicare inediti.
Secondo, pubblica con la formula “contributo da parte dell’autore” o non chiede contributi. Paga i diritti d’autore (magari mantenendosene una quota iniziale per pagarsi eventuali mancate entrate) o vuole che tu ceda a loro tutti i diritti.
Terzo, è un editore in possesso dell’ISBN (anche qui non sto a ripetere che cosa è) e che tipo di rete distributiva ha a disposizione.
Quarto, vedere se vuole ricevere il materiale in forma informatica (floppy, cd-rom, ecc;) od in forma cartacea. Se lo vuole tutto subito o se prima ne vuole un riassunto con i dati dell’autore e le prime cinque pagine dell’opera.
Quinto, chiedere all’attenzione di chi mandare l’opera; spesso infatti le opere girano per mesi dentro le case editrici senza arrivare nelle mani di chi deve decidere se pubblicarle o no.
In conclusione ricordatevi una cosa importante: Lo scrittore esordiente è un professionista, va trattato come tale e quindi deve essere pagato per il suo lavoro e considerato come uno che come lavoro fa lo scrittore (anche se non prevalentemente)… e lo scrittore si deve comportare come tale, non può intasare le case editrici di romanzi sconclusionati, con errori di punteggiatura e battitura, senza capo ne coda; non può intasare le case editrici fregandosene se quello che scrive loro lo vogliono e/o possono pubblicare senza sapere nemmeno quale è il suo referente.
Siate seri, lavorate con cognizione di causa. Se tutti gli esordienti si comportassero correttamente ci sarebbe più spazio per tutti e chi lucra sulla nostra pelle farebbe molta più fatica ad uccidere i sogni degli esordienti.


Enrico Gradellini

Tag:,

0

Self-coaching per scrittori: la pagina bianca

Posted by Laura Bertoli on 08/03/2014 in Consigli per gli scrittori |

“There is no greater agony than bearing an untold story inside you.” (Maya Angelou)

Personalmente non ho mai avuto timore della pagina bianca, anzi, la considero come uno spazio di libertà e di possibilità infinite. Lascio che le parole scorrano, che scelgano da sole il loro ritmo, dando forma a una storia. Piuttosto è in ogni scelta narrativa, come in quelle della vita, che definiamo un percorso a scapito di un altro, riducendo man mano le opzioni a nostra disposizione, ma dando forma e identità a noi stessi e a ciò che scriviamo. Rendendoci unici.

Mi è capitato, tuttavia, di trascorrere periodi anche lunghi senza avere voglia di scrivere. Il che non significa senza avere niente da dire, al contrario. E’ proprio quando le parole ribollono sotto il coperchio della nostra pentola a pressione interna e non le lasciamo uscire che dovremmo metterci a scrivere. A qualcuno o per qualcuno, o anche semplicemente per noi stessi. Perché le parole non dette o non scritte fanno male e perché hanno tutto il diritto di esistere, sotto forma poetica o narrativa, alla pari di quelle che si scrivono praticamente da sole, senza difficoltà alcuna, come se fosse qualcun altro a dettarcele.

Il mio approccio alla pagina bianca, in questi casi un po’ complicati, e anche in generale, è quello di scrivere il più possibile, l’ottimale sarebbe quotidianamente, in modo da fare diventare la scrittura una parte insostituibile e irrinunciabile delle nostre attività quotidiane, come lavarsi i denti dopo i pasti o (questa è un’abitudine personale) ritagliarmi qualche minuto da dedicare alla meditazione. Ciò non significa creare una routine meccanica e ripetitiva, bensì instaurare una buona pratica, dedicare uno spazio solo a noi stessi, dove sentirci bene ed esercitare la creatività. Anche in mancanza di un libro su cui stiamo lavorando, penso che tenere un diario o vivere l’avventura di un blog possa essere un buon sistema per vincere la pigrizia e cominciare ad allenare il muscolo dello scrittore.

Un’altra cosa che ho trovato sempre molto sfidante è scrivere in compagnia, cioè intraprendere progetti di scrittura che coinvolgano più autori. Per chi non è troppo “geloso” della sua opera, il lavoro di gruppo è senz’altro ricco di stimoli e ha il vantaggio di fornire sempre un “interlocutore” disposto a leggere ciò che scriviamo e a mostrare, attraverso le scelte narrative dei suoi turni di scrittura, come i punti di vista su una storia, le aspettative e il dipanarsi della trama possano essere diversissimi da scrittore a scrittore, ma come si possano trovare anche punti d’incontro inaspettati e validi. Io non scriverei mai da sola!

Se tentando i passi precedenti proprio non c’è ancora venuta nessuna idea e la pagina è rimasta bianca, quello che possiamo mettere sul foglio sono le nostre difficoltà, descrivere come ci sentiamo e fare delle ipotesi su ciò che ci frena. Anche scrivere delle domande può essere d’aiuto. Arriverà il momento in cui riusciremo a scrivere le risposte. E se siamo scrittori, infine, ricordiamoci che ci sono infiniti modi per esserlo anche nelle azioni che ci sembrano più banali, come rispondere a un’e-mail di lavoro o scrivere un biglietto di auguri. Non lasciamoci tentare dalle solite frasi che non ci costano fatica perché ormai pre-confezionate e automatiche. Cerchiamo di trovare quella parola non banale, quell’immagine che stupirà il nostro lettore e rimarrà nella sua memoria come l’incipit di un bel libro. Che si farà leggere e rileggere con un sorriso e una punta di commozione.

Tag:, , , ,

1

L’autrice Elena Magnani si racconta.

Posted by Tiziana Iaccarino on 08/03/2014 in Interviste agli scrittori, Libri |

Ha studiato agrotecnica, ma è appassionata d’arte, tanto da praticarla attraverso la scrittura e la pittura. Due modi molto interessanti di creare che scopriremo in questa intervista.
Elena, inoltre, è alla sua prima opera letteraria dal titolo “Lucifer, la stella del mattino”, pubblicata dalla Europa Edizioni e disponibile sia informato cartaceo che eBook.
Un’opera fantasy che si lascerà scoprire dai lettori appassionati a questo tipo di storie, attraverso un racconto che parte dall’angelo più bello come è sempre stato definito, fino a esser chiamato Lucifero.
Ma parliamone con l’autrice stessa che, di certo, saprà raccontarci qualcosa di più.

Ciao Elena,
innanzitutto complimenti per la tua prima opera pubblicata, e soprattutto per il coraggio nel raccontare qualcosa di complesso, secondo me. Raccontaci innanzitutto dove nasce la tua voglia di scrivere e perché proprio il genere fantasy.
RISPOSTA:
Grazie, per me scrivere è un modo per svuotarmi da tutte le storie e i personaggi che nascono e si evolvono nella mia mente. E’ un gioco che ho sempre fatto sin da bambina, inventare storie e amici con cui affrontare pericoli e avventure. Non ho scelto volontariamente il fantasy, anche se è un genere che amo. Io scrivo storie, a volte le tengo a volte le butto. Questa l’ho tenuta perché ho sempre amato leggere i racconti, ricorrenti in molte culture, degli Angeli che scesero sulla Terra. Mi hanno sempre affascinata, velati da quel mistero così reale e insito nelle nostre credenze.

Quali sono le tue letture e che tipo di autrice sei, come ti definiresti?
RISPOSTA:
Io leggo quasi tutto. Però un libro mi deve prendere da subito, deve farsi divorare, darmi quella dipendenza che solo una storia che ti appassiona sa dare, quel desiderio di trovare un attimo per leggerne almeno un’altra pagina… Il mio libro preferito è sicuramente Novecento di Alessandro Baricco, un altro libro che ho letto quasi per caso e trovo sia bellissimo è Eureka Street di Robert McLiam Wilson, poi ci sono gli urban fantasy e i thriller che amo molto. Scelgo i libri in base al momento, all’umore, alla copertina a volte… Sono un’autrice eclettica, ho bisogno di cambiare, di trovare sempre storie nuove, mai banali e scontate, da raccontare prima di tutto a me stessa. Aver voglia di rileggerle e di ritrovare ogni volta qualcosa che mi sorprende.

Ma parliamo della tua prima opera letteraria “Lucifer la stella del mattino” (Europa Edizioni). Quando e come è nata questa storia e cosa deve aspettarsi il pubblico.
RISPOSTA:
L’idea è nata leggendo la storia degli Angeli caduti e ponendomi una semplice domanda: perché?. Un Angelo, di per sé, deve essere buono e Lucifer lo era, il più bello, il più amato da Dio. Mi incuriosiva la sua caduta. Il mio romanzo parla soprattutto dell’amicizia dei protagonisti e di come molto spesso ciò che si crede vero alla fine esula completamente dalla realtà. E’ una storia che si legge in un soffio, il lettore viene catapultato nella vita reale e palpabile della protagonista, satelliti un gruppo un po’ strampalato di quegli amici che ognuno di noi vorrebbe avere. Si ritroverà tra battaglie di Angeli e palpiti del cuore, fino alla rivelazione di Lucifer, potente e bellissimo. Il lettore cambierà prospettiva perché ciò che finora sapeva sugli Angeli, erano solo tessere di un puzzle smarrito nelle sabbie del tempo.

Hai realizzato delle ricerche prima di metterti a scrivere questo romanzo oppure è tutto solo frutto della tua fantasia?
RISPOSTA:
Qualche ricerca l’ho fatta. Mi sono basata su ciò che dice la Bibbia sui Nefilim e sulle storie che sono state tramandate, in varie culture, nelle quali si parla degli Angeli caduti sulla Terra. Il resto è venuto da sé.

Quando è uscito il romanzo e che tipo di riscontri hai avuto fin’ora dal titolo?
RISPOSTA:
Il romanzo è uscito a metà gennaio. Il titolo incuriosisce molto, c’è chi mi ha chiesto come mai abbia fatto questa scelta. Lucifer è stato bandito per aver donato la luce della conoscenza all’uomo. Ha peccato contro Dio, ma ha fatto la sua scelta per dare all’uomo un grande dono. Solo leggendolo però si può capire veramente questa scelta.

Infine ti chiedo se pensi di proseguire su questo genere, il fantasy o se preferirai sperimentare la stesura di altri tipi di storie.
RISPOSTA:
Ho già scritto altre storie, e tra qualche mese uscirà un altro mio libro non di genere. Il fantasy dà la possibilità di spaziare in un mondo così vasto da permettermi di rivoluzionare completamente ciò in cui si crede. Molte persone mi stanno chiedendo di continuare la storia di Lucifer, mi piacerebbe perché c’è ancora molto da scoprire, molto da capire e da raccontare.

Infine, informiamo il pubblico che l’opera è acquistabile anche presso i maggiori store on line e che per informazioni possono visitare questa pagina: http://www.europaedizioni.it/1/lucifer_la_stella_del_mattino_elena_magnani_9527396.html .

Grazie di tutto e in bocca al lupo.

Tiziana Iaccarino.

Tag:, , ,

1

Diritto d’autore. Ovvero: ho un testo inedito e desidererei proteggerlo; come faccio?

Posted by Enrico Gradellini on 07/03/2014 in Consigli per gli scrittori |

Ripropongo un articolo oramai storico… ma che tante persone ha aiutato in questi anni.


Abbiamo ricevuto parecchie mail dove ci veniva chiesto come fare per proteggersi dal rischio di plagio e se proprio dobbiamo essere sinceri è stata una delle prime cose che mi sono chiesto quando ho iniziato a scrivere con una certa continuità e con molte idee in testa.
Con questo documento cercheremo di spiegare, grazie anche a tante esperienze di altre persone ed a documenti rinvenuti sulla rete, come può fare uno scrittore esordiente o alle prime armi (e che spesso è poco avvezzo al mondo delle case editrici) a proteggersi da quegli squali che, mischiatisi ad un sacco di editori seri, nuotano nelle acque del mondo della scrittura.

Iniziamo con lo spiegare che è impossibile che un testo non possa essere copiato. Se si manda un testo ad un editore, se lo si pubblica su internet o anche se lo si fa leggere ad un amico può essere copiato in quanto lo leggono altre persone oltre al suo autore, e queste possono anche volerlo copiare. Quindi, o si tiene il manoscritto (o dattiloscritto) chiuso in un cassetto ad ammuffire cosicché nessuno lo possa vedere, o esiste la possibilità che questo venga copiato. In questo secondo caso quello che deve fare un autore è quello di denunciare il plagio, assicurandosi di avere delle prove che dimostrino che lui è l’autore dello scritto; ovvero che lui lo possedeva prima che questo fosse reso pubblico.
Già, perché se io ne possiedo una copia che è antecedente alla data di pubblicazione dello stesso, difficilmente non ne posso essere l’autore.

Non esiste in Italia un organo o un ente, e non credo sinceramente che ne esista uno al mondo, che garantisca totalmente sulla paternità di un opera; ne tantomeno che controlli che un’opera letteraria oggi in pubblicazione non sia un plagio di un’altra già uscita nel mondo. È impossibile.
L’unica possibilità è quella, nel caso si abbia veramente paura di essere copiati, di costruirsi un “alibi” che renda possibile ad un giudice, quindi ad una persona che non conosce i fatti, di capire che il nostro è lo scritto originale.
I metodi che noi conosciamo sono sostanzialmente 4:

1) L’organismo che dovrebbe provvedere, in Italia, alla tutela di queste opere è una sezione della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori); ma, stranamente c’è spesso un “ma”, perché ci si possa iscrivere alla SIAE, è necessario aver già pubblicato regolarmente almeno un’opera letteraria. Non è possibile quindi che un esordiente ancora inedito possa essere iscritto alla SIAE, questa protegge quindi solo autori che hanno già pubblicato.
Per gli esordienti, o anche per quegli scrittori che sono già stati pubblicati ma che non si sono mai iscritti a questa società, la SIAE mette a disposizione una possibilità a pagamento, (circa cento euro): chiunque, socio o non socio (i soci non pagano nulla), può depositare un testo inedito alla SIAE.
L’opera depositata può avere qualunque dimensione ed essere composta anche da più parti (ad esempio racconti, poesie, ecc) ma deve essere comunque una. Ogni sua pagina deve essere firmata dall’autore e viene mantenuta negli archivi della SIAE per 5 anni.
ATTENZIONE: queste modalità potrebbero cambiare in qualunque momento, e quindi conviene sempre informarsi all’ufficio SIAE più vicino (solitamente ve ne è uno ogni capoluogo di regione).

2) Non passando attraverso la SIAE, il metodo più sicuro ma anche il più costoso in assoluto è quello di affidare il proprio scritto ad un notaio. Questo manterrà la copia nel suo archivio con la data di ingresso, che ha una valenza legale, a fronte di una parcella generalmente elevatissima.

3) Uno dei metodi più usati, economico e veloce è quello di sigillare e impacchettare accuratamente l’opera e spedirsela prima di inviare ad altri la stessa opera. Sarebbe anche importante chiedere al personale dell’ufficio postale dal quale si spedisce di apporre uno o più timbri con la data di partenza chiara e visibile, specie sulla chiusura della busta. Nel caso di opere brevi, come racconti o poesie, sarebbe preferibile evitare la busta e, ripiegando su se stesso il/i foglio/i (in caso siano più di uno graffarli tra di loro), scrivere il proprio indirizzo sulla parte bianca del foglio. Così facendo i timbri postali verranno apposti sugli stessi fogli su cui è scritta la vostra opera.
Sia che il volume sia voluminoso, sia che sia una semplice busta, quando il vostro scritto tornerà nelle vostre mani dovrete conservarlo così com’è, senza aprirlo: in caso di una controversia giudiziaria i timbri apposti dagli uffici postali saranno una prova inconfutabile che l’opera era nelle vostre mani prima della sua pubblicazione.

4) La quarta ed ultima possibilità è quella di affittare una cassetta di sicurezza in una banca, ed assicurarsi che registrino le persone che accedono alle cassette e la data di accesso (o anche l’ultimo accesso alla cassetta), portare in quella cassetta il proprio manoscritto, chiuderlo a chiave lì; e non andarci più fino alla pubblicazione. In caso di contenzioso giudiziario la banca ha segnato la data dell’ultima in cui voi avete avuto accesso alla vostra cassetta, il giudice (o chi per lui) nell’aprirla troverà il manoscritto. È vero che il registro di una banca non ha un valore legale, ma è anche vero che difficilmente qualcuno lo contesterà mai, ne verrebbe leso il buon nome e la fiducia della banca stessa, oltre a quello dell’intero sistema bancario.

In coda a questo articolo mi sento di aggiungere un dato molto importante: difficilmente un editore copierà mai un editore esordiente, ed i motivi principali sono due:
1) Gli editori sono sommersi di inediti e di cose da leggere, è molto più facile che la vostra opera rimanga a prendere polvere su qualche scrivania che non copiata e spacciata come opera altrui.
2) I talenti in circolazione non sono tanti, ed un editore intelligente che si trova tra le mani un autore con “dei numeri” da esprimere cercherà di accaparrarsi immediatamente l’autore e non il libro.
Quindi, preoccupatevi di evitare il plagio dei vostri scritti, ma evitate di farvi coinvolgere da persone che speculano su questa vostra paura, spesso una bella lettera spedita a voi stessi è più sicura ed economica di un notaio.


Enrico Gradellini

Tag:,

Copyright © 2014-2025 Penna d'oca All rights reserved.
This site is using the Multi Child-Theme, v2.2, on top of
the Parent-Theme Desk Mess Mirrored, v2.5, from BuyNowShop.com