Risveglia la tua creatività!
Lo so, è agosto e siamo tutti con la mente in vacanza. Anche chi è al lavoro si sente comunque più leggero, perché il collega antipatico è in ferie o perché c’è meno traffico sulle strade e si arriva in ufficio più rilassati. L’autunno sembra ancora lontanissimo e non abbiamo voglia di fare progetti. Beh, io uno l’ho fatto, e mi sento proprio di consigliarlo anche a voi: a ottobre parte il Master in Creative Coaching di Accademia della Felicità, un percorso in quattro week-end dedicato allo sviluppo della creatività nel senso più ampio, dalla realizzazione creativa al decluttering, dalla gestione dello stress al diario dei sogni.
La cosa bella è che non è necessario essere un coach per iscriversi, lo possiamo fare anche semplicemente per interesse personale, per un nostro bisogno di sbloccare energie “buone”, o anche semplicemente per fare qualcosa di divertente in buona compagnia (questo è assicurato, parola di chi ne ha già avuta esperienza!). Sia che tu sia uno scrittore fermo davanti alla pagina bianca o una persona con il pallino della crescita personale o ancora un sognatore che vuole trovare la magia nel quotidiano, questo è il tuo corso ideale. E i motivi per iscriversi non sono ancora finiti: è possibile anche partecipare a giornate singole, senza frequentare l’intero ciclo di incontri, quindi con l’opportunità di risparmiare (cosa non da poco con i tempi che corrono!) seguendo soltanto gli argomenti che più ci stanno a cuore. Questa sì che è ottimizzazione ed efficienza! Insomma, non c’è alcun motivo valido per perdere l’occasione.
Io mi ci tuffo, e in vacanza mi pregusterò queste giornate tutte per me!
Pensateci anche voi!
Buona estate a tutti!
Maurizio Foddai, attore e autore, si racconta.
Maurizio Foddai è uno di quegli artisti dalle innumerevoli doti umane e sorprese professionali. Attore e autore, oltre che architetto, è certamente anche un uomo dalle mille risorse, appunto. Ha fatto dell’arte la sua passione primaria e soprattutto ha coltivato esperienze molteplici che l’hanno condotto dal palcoscenico alla carta stampata. Ma non solo. Cominciamo dall’inizio.
In qualità di attore ha iniziato intepretando opere di spessore scenico e importanza mondiale di autori storici quali Agatha Christie, Durrenmatt, Ionesco e Garcia Lorca, per poi passare alla stesura di storie in qualità di autore dagli ottimi riscontri.
Ha iniziato scrivendo con lo pseudonimo di Mike Webb la commedia poliziesca “Brividi sotto il sole”, un giallo che ha rappresentato ad Arona e Torino nell’ambito della rassegna «Delitti a Teatro».
In seguito, il suo romanzo dal titolo “Un testimone pericoloso” (edito da LibroMania) ha ottenuto un discreto riscontro, ma le soddisfazioni per lui non sono finite, anzi… sono solo cominciate. Infatti, è risultato fra i dieci finalisti del concorso letterario «IoScrittore 2013» organizzato dal gruppo editoriale Mauri Spagnol, con il romanzo “Il riflesso di un assassino” che uscirà prossimamente.
In questa intervista, si racconta e ci rivela magari qualche retroscena della sua lunga carriera da artista poliedrico.
Salve Maurizio, ti ringrazio per la tua disponibilità e ti chiedo subito quando uscirà la tua nuova opera letteraria.
RISPOSTA:
“Il riflesso di un assassino” uscirà in formato digitale il prossimo 21 agosto. È stata una lunga attesa, ma finalmente ci siamo.
Sei stato capace di passare dal teatro all’editoria. Come è avvenuto il “salto”?
RISPOSTA:
In realtà sono due passioni che ho coltivato lungo strade parallele. Il teatro, inteso come “calcare il palcoscenico”, è stata una parentesi di una decina d’anni, mentre inventare storie è una cosa che mi è sempre piaciuto fare, fin da ragazzo. I due percorsi si sono incontrati quando ho scritto la commedia “Brividi sotto il sole” per la rassegna “Delitti a teatro”.
Quali sono state le maggiori soddisfazioni ottenute finora in ambito teatrale come attore e letterario come scrittore?
RISPOSTA:
Forse il lavoro che mi ha maggiormente gratificato è stato recitare ne “I fisici” di Durrenmatt. Ma non posso dimenticare nemmeno il ruolo di Sherlock Holmes in un adattamento di “Uno studio in rosso”. All’epoca ero smilzo e con il viso affilato. Una giornalista che mi aveva intervistato aveva persino notato una somiglianza con Basil Rathbone, l’attore che ha interpretato Holmes in parecchi film fra gli anni ’30 e ’40.
Come scrittore, essere arrivato nei primi dieci, su più di mille concorrenti, al torneo IoScrittore è stata una bella soddisfazione.
Tu hai avuto la fortuna di veder rappresentata una tua opera in teatro. L’hai anche recitata? Se sì, in che ruolo?
RISPOSTA:
No, non l’ho recitata. All’epoca avevo già smesso. Scrivere quella commedia è stato un modo per non recidere il cordone ombelicale con un mondo che mi aveva regalato grandi emozioni.
E cosa ti ha detto il pubblico?
RISPOSTA:
Il pubblico è stato sempre molto numeroso e attento. Molte volte abbiamo fatto il “tutto esaurito”. Si trattava di un giallo interattivo, con l’intervento diretto del pubblico, che era chiamato a indovinare il nome del colpevole. Chi lo azzeccava vinceva un premio.
Hai mai pensato di rappresentare tutte le tue opere in teatro?
RISPOSTA:
Forse “Il riflesso di un assassino” si può prestare a una riduzione teatrale. Ne ho già parlato con un mio amico regista. Chi lo sa?
“Un testimone pericoloso” è l’opera che hai pubblicato con LibroMania. So che è stata molto apprezzata, ma qual è stata la recensione o, se vuoi, la frase di maggior effetto su di essa?
RISPOSTA:
La frase che più mi ha colpito, e che ho trovato in un paio di recensioni, è stata “non me l’aspettavo”. Chi l’ha scritta è stato sorpreso favorevolmente. Forse il titolo del romanzo o la sintesi avevano trasmesso un’idea diversa.
Prossimamente uscirà “Il riflesso di un assassino” pubblicato dal gruppo editoriale Mauri Spagnol. Cosa puoi anticiparci di questa nuova uscita?
RISPOSTA:
Si tratta di un noir psicologico. Racconta la deriva di un uomo dei nostri tempi, che un po’ per volta vede le proprie certezze sgretolarsi… e allora reagisce a modo suo. Non posso aggiungere altro, per non togliere il gusto ai lettori.
Ti sei mai ispirato a un autore – attore del passato? Se sì, a chi?
RISPOSTA:
Credo che ogni scrittore sia influenzato da tutto quello che ha letto. Almeno così è stato per me. Forse in questo momento l’autore che mi influenza di più è Stephen King. Ma non è del passato.
Pensi sia difficile per un attore passare alla letteratura?
RISPOSTA:
Sono due cose molto diverse. Ma in entrambi i casi, per poterlo fare, devi avvertire dentro di te un bisogno irrefrenabile, un’urgenza che urla per uscire allo scoperto.
Infine, quali sono i consigli che daresti ai giovani che vogliono intraprendere sia l’una che l’altra carriera? Meglio attore o autore, o magari architetto? Qui parliamo sempre di arte, dopotutto.
RISPOSTA:
Non lo so. A conti fatti, io sono fra quelli che i consigli dovrebbero riceverli anziché darli.
Di una cosa, però, sono convinto: ognuno di noi, pur fra le mille difficoltà e le mille necessità della vita quotidiana, dovrebbe trovare il modo di ritagliarsi uno spazio per fare le cose che gli piacciono e non rinunciare mai a inseguire i propri sogni.
Consigliamo di seguire Maurizio Foddai e di leggere la sua opera “Un testimone pericoloso” (LibroMania) in vendita presso i maggiori store on line.
Tiziana Iaccarino.
Invito alla riflessione
Vorrei proporvi la lettura di questo interessante articolo sul Primo Salone dell’Editoria che si è tenuto a Milano nello scorso mese di giugno. Credo che molti di noi si ritroveranno nelle considerazioni di Marco Saya sul poco interesse riservato ai piccoli editori, per i quali spesso noi esordienti pubblichiamo, in special modo in una città come Milano, considerata la capitale dell’editoria. L’articolo unisce le voci dei piccoli editori indipendenti che hanno partecipato al Salone, mettendo in luce la scarsa (o meglio nulla) accoglienza da parte dei mezzi di comunicazione e delle istituzioni, ma anche lo sforzo condiviso e tenace che hanno messo in gioco questi editori per ritagliarsi il loro spazio all’interno della manifestazione.
Non posso che condividere e sperare che il mondo della cultura milanese e di tutta Italia impari a ritrovare la curiosità anche per le nuove realtà troppe volte oscurate dall’ombra dei big.
I consigli di Federico Negri agli scrittori esordienti
Federico Negri è uno scrittore geniale. Gli scenari che riesce a creare, gli eventi e i personaggi che mette in scena sono sempre sorprendenti. Non solo, alle sue qualità artistiche si unisce un’umiltà che difficilmente scorgo tra gli autori esordienti o emergenti che mi propongono le loro opere. “Soldi, misteri e altre conseguenze” (flower-ed, 2012) è il suo romanzo d’esordio, seguito poi dal racconto gratuito, pubblicato sempre con flower-ed, “Magia do Brasil“, e da un’esperienza molto positiva nell’ambito del contest You Crime 2013, promosso da Rizzoli e dal Corriere della Sera.
Per voi, qualche consiglio di scrittura.
Michela Alessandroni
L’idea dietro a un romanzo è il boccone più gustoso, ma anche il più penoso da digerire per un autore.
Molti di noi infatti hanno ben chiaro come dovrebbe venire il nostro prodotto finale, o meglio, quali emozioni dovrebbe suscitare nel lettore, tuttavia dall’agognato manoscritto ci separano tante ore di scrittura e tantissime ore di revisione. E’ un po’ michelangiolesco questo pensiero, il romanzo è già lì, nell’aria, il lavoro dello scrittore è solo togliere il superfluo.
Un’impresa titanica, che spaventa anche il più impavido degli aspiranti scrittori e che ancora oggi mi lascia interdetto. Molti dei miei colleghi scrittori della domenica, affermano di scrivere di getto, che per loro la scrittura è naturale come respirare o mangiare. Per me non è così, quindi se anche per voi non è così semplice, non scoraggiatevi, siamo tanti!
L’idea del mio romanzo “Soldi, misteri e altre conseguenze” era abbastanza chiara sin dall’inizio, ma poi la realizzazione mi ha portato su strade inaspettate. Alcuni personaggi hanno acquistato personalità nel corso del racconto, andando a modificare il corso degli eventi, tant’è che poi il finale del libro è stato completamente rivisto e riadattato, dopo la prima stesura. Ma come fare per passare dall’idea a una pila di duecento fogli di carta pieni di caratteri in Times 12?
Questo sito si rivolge ad aspiranti scrittori, ai quali vorrei dare un consiglio di scrittura, innanzitutto: non accettate consigli di scrittura!
Un conto è conoscere l’arte, il che vuol dire documentarsi e studiare la scrittura creativa. Vi sono corsi e innumerevoli manuali su cui aggiornarsi e purtroppo, leggendo qua e là, sembra che molti scrittori emergenti o esordienti, abbiano praticato poco questi semplici accorgimenti. Tuttavia, conosciuti gli elementi base, occorre trovare la propria voce. Ogni giorno vengono pubblicati centinaia di libri ed ebook, quindi l’unica speranza di farsi notare è trovare un elemento caratteristico nel vostro stile, o nella vostra struttura narrativa, nella costruzione del plot o nei vostri personaggi, che nessuno abbia ancora affrontato.
Scrivi come Dan Brown. Certo, peccato che la maggior parte delle persone comprerà l’originale, non la copia. Anche perché l’originale è spinto con pubblicità milionarie mentre voi siete al post su FB o poco più.
La via maestra, a mio avviso, per trovare la propria voce è la sincerità. Basta praticare una volta questa strada per accorgersi di quanto possa essere potente la nostra voce narrativa nascosta.
Aprire il proprio cuore costa, ovviamente. Provate a inserire in un vostro pezzo la scena di un tradimento. A tutti sarà capitato almeno di pensare di tradire il partner. Se lo descrivete in maniera sincera, probabilmente vi vergognerete di quello che avete descritto. Forse vi sentirete a disagio a farlo leggere a qualcun altro, soprattutto ai vostri famigliari. Quello può essere un segnale che siete sulla strada giusta.
Federico Negri
Federico Negri
Soldi, misteri e altre conseguenze
Giusy Amoruso: Angeli, tra Cielo e Terra
Una storia d’amore e di morte destinata a ripetersi per l’eternità, di cui Emma, una ragazza di sedici anni, è l’inconsapevole protagonista. Questa la traccia sulla quale Giusy Amoruso sviluppa il suo romanzo “Angeli dannati“, nell’intento, perfettamente riuscito, di dare voce all’amore come primo, fondamentale sentimento che muove tutte le cose. L’uomo è fragile e il suo destino è in balìa di una volontà superiore, ma anche gli angeli lo sono: fragili perché, nel loro compito di essere guida, protezione o morte, cadono nella tentazione di preferire la Terra al Cielo. Una scelta che Giusy Amoruso descrive e mostra come interamente dettata dall’amore.
Michela Alessandroni
La fantasia mi suggerisce delle immagini e non esiste compito più semplice ed emozionante che renderle vive attraverso le parole. Con impeto e senza desiderio alcuno di fermarmi, risiedo, respiro e vivo in un’altra dimensione, dove la mia indole da inguaribile sognatrice mi conduce ogni volta che mi addentro in una storia. I personaggi del mondo fantasy sono molteplici, e ognuno di loro si distingue per un’inequivocabile peculiarità; tra questi, mi soffermo sugli angeli, entità spirituali meravigliose che hanno ispirato il mio romanzo.
Parlare di angeli non è semplice, è un argomento assai arduo e delicato, che potrebbe attirare critiche negative e sfociare in diatribe religiose. Sebbene essi possano realmente appartenere anche al mondo del fantasy, non dobbiamo dimenticare le loro origini e cosa rappresentano.
Chi, almeno per una volta, non ha mai rivolto il proprio pensiero a un angelo?
Ma chi sono gli angeli? Creature dal fascino ipnotico, idealizzate dall’uomo sin dalla notte dei tempi, sono divenute fonte d’ispirazione per innumerevoli artisti, nelle cui opere viene rappresentato l’incanto di una maestosa grazia, attribuibile solo a una spiritualità superiore. Nell’immaginario collettivo, si pensa a queste entità come a esseri la cui benevolenza per l’uomo li induca a essere l’anello di congiunzione tra il Cielo e la Terra, per preservarne la fragile natura. Pertanto, i personaggi degli angeli nel fantasy, seppur appartenenti a una schiera di creature virtuose, agiscono oltre natura. È l’abilità nello scrivere, secondo il mio modesto parere, a operare per stornare il falso contraddittorio che potrebbe insorgere, evidenziando che le attitudini fittiziamente artefatte sono l’anelante conseguenza di una pura fantasia dell’autore. Per questo, nel mio romanzo, ho pensato di “umanizzare” a tal punto gli angeli da renderli “terreni”, adolescenti a tutti gli effetti, mettendo in risalto comportamenti tipici umani, fragilità, gelosia, superbia e desiderio, affinché il personaggio fantastico si dissoci quasi completamente dalla sua vera natura.
Se solo fossimo in grado di sentire la loro voce che sussurra alle nostre orecchie o percepire gli infiniti segni che lasciano tracciando il nostro cammino, forse potremmo trovare delle risposte alle nostre domande.
Ma la vera domanda è: esistono gli angeli?
Nel fantasy, in cui alberga la fede nel sovrannaturale, gli angeli appartengono a una schiera di creature inconfutabilmente presenti.
Ma possiamo affermare la stessa cosa nel mondo reale?
Eppure, nelle sacre scritture, essi compaiono ancor prima che nascesse la Terra, generati da un unico Dio, qualunque sia il nome con il quale lo si designa, affinché, intorno al proprio trono, si libri una schiera di entità, il cui amore incondizionato sia una fonte inesauribile atta a sostenere le creature più deboli.
Diversi sostenitori sposano la teoria che anche gli angeli furono dotati del libero arbitrio: il loro operato, dunque, non proviene solo dal volere divino, bensì da un’indipendente consapevolezza nell’agire, pertanto, per avvalorare tale tesi, basti pensare alla ribellione di Lucifero, l’angelo più bello del Creato, e alla sua conversione al male, la cui scelta, basata sul mancato riconoscimento della sovranità divina, fu condivisa da una serie di angeli, i quali, oggi definiamo comunemente angeli caduti.
Personalmente, nell’angelologia, un argomento, ahimè, talmente ampio e interessante da racchiudere in poche righe, la “caduta”, descritta come la colpa dell’unione degli angeli peccatori di orgoglio, è la frazione di una sì lunga narrazione che prediligo. Esiliati dalla gloria dei cieli e lontani dal Trono, attendono il giorno del giudizio, le cui abili maestrie nel tentare la mente umana e agitare la Terra li ha condotti nei secoli a trasformarsi in demoni. Non a caso, la scelta intenzionale di inserire la figura di questi esseri come antagonisti nel mio romanzo è stata ispirata proprio dagli angeli esiliati.
La figura affascinante degli angeli ha sempre varcato le soglie della mia fantasia sin dalla tenera età, la bellezza austera delle sculture angeliche, che dominano la scena nella maggior parte delle chiese, suscitava agli occhi di una bambina interesse quanto timore. Mi avvicinai all’argomento, quando lessi per caso la storia dei Nefhilim, esseri “giganti” dotati di una forza sovrumana. La loro origine perviene direttamente dall’Antico Testamento, una citazione che ricorda come il volere divino fu alterato dalla volizione degli angeli. Inviati sulla Terra per vegliare sugli uomini, si macchiarono di una colpa inestinguibile (Avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle, e presero per loro mogli tutte quelle che essi scelsero. E queste partorirono loro dei figli. Genesi, 2-4) dando quindi origine a delle creature per metà umane e per metà angeliche: individui superiori all’uomo per grandi doti fisiche ma non spirituali, pertanto, da non identificare come divinità.
“Angeli Dannati” rappresenta l’amore contro ogni logica. Seguendo semplicemente la voce del cuore, i miei angeli si spingono oltre la loro natura, una scelta che li porta a rinunciare al Cielo e a vivere la Terra.
Giusy Amoruso
Giusy Amoruso
Angeli dannati
Ilenia Di Carlo: le streghe fra storia e leggenda
Quando ho ricevuto in lettura il manoscritto del romanzo fantasy “Dannatamente tua“, immediatamente sono rimasta colpita dallo stile fresco e veloce dell’autrice e dalla sua perfetta proprietà di linguaggio. Ilenia di Carlo è stata una bellissima scoperta per flower-ed, tanto che, dopo la pubblicazione di questa opera prima e del racconto gratuito “Un momento per noi“, un altro suo romanzo sarà ospitato prossimamente nel nostro catalogo.
La giovane protagonista di “Dannatamente tua” ha una caratteristica affascinante: è infatti una strega, l’ultima di un’antica stirpe. E proprio di streghe ci parlerà Ilenia Di Carlo in questo suo articolo, raccontandoci qualcosa delle loro origini, della storia e delle leggende di cui sono protagoniste.
Michela Alessandroni
Tremate, tremate, le streghe son tornate! Recitava così uno degli slogan più in voga negli affollati e caotici cortei della giornata mondiale dedicata alla donna, anima contorta e affascinante spesso vittima di calunnie e giudizi storici distorti fin dai tempi più remoti, che affondano le loro radici in un’unica parola: stregoneria. Stregoneria, ampio e inquietante contenitore di ogni sorta di persecuzioni, marchio indelebile di morte e distruzione, condanna senza via d’uscita.
La figura della strega ha davvero radici antichissime, basti pensare alla strega di Endor citata nella Bibbia o ancora alle famose streghe della Tessaglia, nell’antica Grecia. Ma è solo nell’occidente cristiano che l’idea della caccia alle streghe si fa sempre più dura e pressante, raggiungendo il suo culmine tra il XV e il XVI secolo e sfociando ben presto in una vera e propria persecuzione ai danni di qualunque donna del popolo i cui comportamenti fossero stati giudicati anomali o fuori dal comune; bastava, infatti, anche una semplice denuncia anonima contro chiunque fosse stato sorpreso a preparare strani decotti con erbe aromatiche, ad esempio, per scatenare il panico generale durante il quale la malcapitata, prima sottoposta a ore ed ore di atroci torture, veniva infine condannata al rogo o in alcuni casi all’impiccagione.
Ma chi erano veramente le streghe nell’immaginario collettivo? Fondamentalmente figure perfide e pericolose, dotate di poteri occulti che si divertivano a usare per nuocere all’intera comunità e spesso praticanti del Sabba, ossia un incontro segreto col diavolo che avviene nel fitto bosco, a cui i partecipanti arrivavano in volo e con il corpo cosparso di strani unguenti che rendevano la loro pelle viscida e vischiosa mentre, intenti a inneggiare contro la fede cristiana, profanavano i sacramenti per omaggio a Satana.
Non tutte però appartenevano a questa inquietante categoria. C’erano infatti le streghe bianche, anch’esse dotate di poteri magici ma che li usavano solo per fare del bene, impegnate a combattere la magia nera e tutti i nemici della natura con il loro cuore puro e il loro animo buono e gentile. Ed è proprio a queste che mi sono ispirata per dar vita alla mia Allyson, protagonista del romanzo “Dannatamente tua” che mi sono divertita a scrivere, partecipando attivamente alle avventure dei suoi giovani personaggi come fossero le mie, divertendomi insieme a loro e commuovendomi fino alle lacrime man mano che il racconto prendeva forma nelle mie mani.
A prima vista, Allyson è una ragazzina come tante, divisa tra doveri scolastici e amori adolescenziali tipici dell’età più bella, ma oppressa da un segreto angoscioso per lei diventato ormai insopportabile. Allyson è infatti una strega bianca e precisamente l’ultima della dinastia Brandon: pesante fardello con cui convivere per una come lei che preferisce rifiutare questa assurda realtà priva di senso per fingere di essere una ragazzina come tutte le altre. Per essere solo una normale adolescente: perché fuggire dalle responsabilità è molto più semplice che affrontarle a muso duro, rischiando di scontrarsi con un’amara e spesso scomoda verità che mette però in luce il nostro io più profondo, riportandolo finalmente in superficie e segnando così la nostra crescita. Ed è proprio accettando questa sua condizione che la nostra eroina diventa via via più forte, più consapevole di se stessa e delle sue capacità, imparando pian piano a conoscere e comprendere le arti magiche per lavorare al servizio del bene. Streghe bianche e nere dunque, due facce contrapposte di una stessa medaglia. Miti o leggende? Realtà o fantasia? A voi l’ardua sentenza…
Ilenia Di Carlo
Ilenia di Carlo
Dannatamente tua
“Il patto nuovo tra la terra e l’uomo” e “Il circo arciburlesco” di Debora Casafina e Roberta Prete
Ho sempre sognato di pubblicare un libro doppio, da quando il mio amico e socio di penna Michele me lo ha proposto alcuni anni fa. Ora che ne vedo dei begli esempi pubblicati da altri autori che hanno avuto la stessa idea provo una certa commozione e malinconia per non averlo ancora fatto. Ma sono ugualmente molto contenta di potervi presentare questo libro, nato dal contributo congiunto di due scrittrici, Debora Casafina (che ha scritto “Il patto nuovo tra la terra e l’uomo”) e Roberta Prete (autrice de “Il circo arciburlesco”), due romanzi per ragazzi pensati anche per i genitori e gli educatori in senso più ampio (tra l’altro ho una passione anche per i racconti per ragazzi, per cui sono doppiamente contenta di parlarvi di questo libro, anzi, di questi due libri).
Il libro rappresenta un viaggio dentro temi fondamentali e attuali, per i ragazzi e per gli adulti. Un percorso di lettura e di vita che, attraverso immagini e testi originali e carichi di significato, potrà nutrirvi di messaggi e contenuti importanti da interiorizzare, vivere e comunicare. Più che un libro è un’esperienza esistenziale per raggiungere ed entrare in “due mondi paralleli” a quello reale e a quello del possibile … vestiti solo d’arte, creatività e speranza.
Per ordinare il libro potete scrivere a debbycasafina@yahoo.it oppure acquistarlo sul sito www.autorinediti.it oltre che nelle principali librerie.
C’è anche una bella pagina facebook dedicata che potete visitare: www.facebook.com/pages/Il-patto-nuovo-tra-la-terra-e-luomo-e-il-Circo-Arciburlesco/1456486854597801?fref=ts
Ci farebbe piacere se chi ha già letto o leggerà l’opera postasse le proprie impressioni come commento a questo articolo.
Come al solito… buona lettura e buona scrittura a tutti!
Mattia Spirito, l’occulto e i vampiri
“Dopo il tramonto” (flower-ed, 2014) è la straordinaria opera d’esordio di Mattia Spirito, giovane autore pugliese che pone al centro delle sue narrazioni i cosiddetti figli della notte, i vampiri.
In questo articolo, Mattia vuole condividere con i lettori e con gli scrittori esordienti alcune considerazioni su questo mondo fantastico e occulto che tanto seguito ha trovato fra i lettori di tutto il mondo, esprimendo il suo punto di vista in maniera schietta ed efficace, parlando della creazione dei personaggi, delle loro caratteristiche, degli errori da evitare, dei libri che possono essere d’ispirazione e di come costruire una storia.
Michela Alessandroni
Scrivo questo articolo parlando in maniera del tutto personale e spontanea, secondo la mia esperienza e i miei gusti di autore e lettore.
Scrivere vuol dire innanzitutto vedere. Certo, c’è bisogno di leggere tantissimo, di informarsi, di saper formulare frasi e quant’altro, ma, senza la materia prima che si trova in testa, tutto ciò potrebbe non bastare.
Il mio modo di ideare e scrivere romanzi è alquanto semplice. Mi piace e mi è necessario vedere ogni cosa che racconto come se in realtà fosse la scena di un film. Descrivo ciò che sto osservando, a volte esagerando con i dettagli e quindi limandoli durante la revisione, perché possono dar fastidio e annoiare il lettore se sono eccessivi: distolgono l’attenzione da quell’ambiente circostante che noi stessi abbiamo creato e portano i personaggi quasi a perdere parte del volto ma anche a rendere più faticoso poi, per chi legge, riprendere la concentrazione e proseguire con la storia.
Nel mio romanzo “Dopo il tramonto” ho affrontato la tematica dei vampiri e dell’occulto.
Ecco, per quanto riguarda questo genere di creature bisogna essere meticolosi e molto attenti a ciò che si scrive su di loro. Esistono leggende sui figli della notte che, per quel che mi riguarda, possono essere sì alterate ma pur sempre rispettate senza che si rischi di far sfociare nel ridicolo la creatura in questione. Non dico che bisogna attenersi al cento per cento a ciò che si tramanda, ma neanche si deve trasformare il vampiro in un essere umano completo, altrimenti non possiamo più parlare di vampiro vero e proprio.
Nel mio romanzo ho cercato di riportare il figlio della notte quasi tradizionale, e sottolineo quasi. Ho dotato alcuni di loro di sentimenti, come la capacità di provare amore. Ma è un passaggio credo necessario se si vuole affiancare questo tipo di essere all’uomo nei libri odierni, sempre senza stravolgere troppo la sua essenza, altrimenti non si può più parlare di vampiro. Possiamo prendere i vari sentimenti dall’amore, all’odio, all’invidia, all’eccitazione e usarli come leve per far muovere questo personaggio oggi un po’ stereotipato. Per evitare di renderlo prevedibile come il solito cattivo che magicamente diventa buono solo per “amore” o inezie del genere bisogna necessariamente restare ben saldi ad alcuni principi della tradizione sui figli della notte.
Il vampiro originario non provava così facilmente affetto per le sue vittime. Si è sentito il bisogno di modernizzarlo e non credo ci sia nulla di male, anzi, incuriosisce rendere un po’ più vulnerabile questo losco figuro notturno e affiancarlo all’essere umano, ma ricordiamo sempre che egli non è, e mai dovrà essere totalmente umano. Avrà comunque sempre le sue “debolezze” da demone da un morso e via. Deve essere un personaggio che cammina sul filo del rasoio, capace di restare in perfetto equilibrio tra il bene e il male secondo l’evoluzione che oggi si è voluta dargli. Il vampiro ha una sorta di instabilità e bestialità latente sempre pronta a scattare.
Creando queste eccezioni “buone” che contrastano, coabitano e vivono la storia con vampiri totalmente malvagi, come da tradizione, che hanno un preciso scopo nel romanzo, non si rischia di ammorbare l’opera che si intende creare e non si trasforma il libro in una soap opera straziante e infinita sempre con lieto fine scontato.
Ci sono svariati esempi da cui prendere ottime nozioni per quanto riguarda i vampiri o l’occulto. Il più classico ed essenziale è “Dracula” di Bram Stoker; inoltre, non escluderei “Salem’s Lot” (“Le notti di Salem”) di Stephen King, “La regina dei dannati” e “Intervista col vampiro” di Anne Rice. Sono tutti romanzi dove vediamo le potenzialità dei vampiri e la loro riluttanza nella maggior parte dei casi ad avvicinarsi ai sentimenti che sono prettamente umani. È ben visibile la loro crudeltà, come nel caso di “Salem’s Lot”, che si diffonde come una pestilenza letale che finisce per opprimere persino i bambini.
Quello è il vero vampiro. Possiamo prenderlo e rendere malleabile la sua indole piegandola un po’ secondo le nostre esigenze, ma sono dell’idea che lo scheletro debba restare invariato.
Menziono “Twilight” e la sua saga come uno degli esempi secondo me sbagliati di gestione di questo personaggio, che personalmente ho trovato irritante anche dal punto di vista fisico della creatura, come la questione di diventare una lampadina sotto il sole o sgretolarsi in polvere senza perdere la minima goccia di sangue; senza contare la loro semplicità nel convivere con esseri umani e per giunta presenziare i loro stessi luoghi comuni senza alcuna difficoltà. Il vampiro è per indole una creatura solitaria. Ecco un prodotto a mio parere errato di stravolgimento o modifica delle basi di una leggenda che viene così solo rovinata.
Per quanto riguarda i metodi per cominciare a scrivere un romanzo, esplicherò quelli che applico personalmente.
Si comincia con un’idea generale della storia. Una sorta di piccolo input, che può essere racchiuso anche in una sola frase. Dopo che l’idea in mente è ben chiara, occorre dilatarla aggiungendo dei moventi per cui accade la storia, per cui il personaggio si trova implicato negli avvenimenti e per cui si muove in un certo modo o compie determinate scelte. Sono delle domande che dovete porvi affinché ogni protagonista o carattere trovi posto nel mosaico che avete in mente permettendogli così di evolversi aggiungendo nuovi pezzi e rendendolo vario e imprevedibile. I moventi devono essere tutti plausibili e validi, cercando così di anticipare le domande del lettore e colmandole. Ove possibile, potete lasciare un dubbio che rechi suspense in conclusione della vicende o di alcune sue parti.
Un buon “trucco”, chiamiamolo così, è scrivere ciò che voi vorreste leggere. Ovvero scrivete quello che vorreste trovare in ogni libreria o sullo scaffale della vostra camera. Non fossilizzatevi nel pensare se la vostra storia sia buona o meno cercando di modificarla o renderla interessante semplicemente cambiando i vocaboli con affianco un dizionario. Non serve a nulla, perché anche un libro scritto con parole molto semplici, se scritto con l’anima sarà sicuramente molto più valido e piacevole rispetto a uno pieno di paroloni ma buttati lì senza capo né coda o con una storia scadente scritta solo per il gusto di dire “ho scritto un romanzo”. Non prendetevi in giro.
Prima pensate a quello che avete voglia di leggere e immaginare e sentite, vedete, spiate, fissate ciò che state scrivendo perché quelle parole dovranno riportare la stessa immagine e le stesse scene, movenze, ambienti e colori nella testa di chi sta leggendo.
Una cosa fondamentale per buttare giù una buona storia sono i motivi per cui scrivete. Posso raccontarvi i miei, ma non vi serviranno se non li sentirete dentro.
Mi piace scrivere perché io leggendo vedo e sento emozioni che non si provano al giorno d’oggi. Sensazioni che sono state dimenticate o che sono molto assopite. Cerco di dare nei miei romanzi uno sprazzo di emozioni: tutte quelle che vi vengono in mente vanno bene sicuramente, l’importante è saperle trasmettere al lettore, perché un lettore emozionato è un lettore compiaciuto della lettura che ha appena fatto.
Se aprite un libro e non carpite alcun sentimento in ciò che i vostri occhi scorrono, che fate? Lo chiudete e lo accantonate. Anche se in realtà andrebbe letto fino in fondo perché si impara molto di più dai libri noiosi o scritti male che da quelli scritti bene: da quelli scritti in malo modo avete una chiarissima visione di ciò che NON dovete mai scrivere. Un buon lavoro va studiato, mentre un cattivo lavoro va corretto.
Ritornando alla questione dei motivi per cui scrivere…
Il mio scopo è quello di farvi amare, temere, invidiare, odiare ogni personaggio che creo. Devono stuzzicarvi ed entrarvi in testa come fossero esseri reali e diventare vere e proprie ossessioni da recarvi incubi o bei sogni. Dovete voltarvi per strada temendo, mentre tornate a casa, che uno di loro sia lì in agguato per aggredirvi.
Dovete innamorarvene così tanto da sperare che siano reali. Voglio che ogni ambiente o ogni luogo che descrivo si possa stampare nel vostro cervello come un quadro indelebile.
Ma la cosa più importante è che leggiate per gusto, perché volete mettervi nei panni di un altro e assistere a ciò che gli accade, ascoltare le sue parole come se voi foste lì con lui. Sentire le sue paure, il suo dolore, la sua gioia, la sua felicità.
Voglio che il cuore vi batta forte nel petto a ogni frase che leggete. Dovrete essere affamati di curiosità e spinti a continuare a mangiare capitoli per sapere cosa sta per accadere e come finirà la storia…
… se finirà.
Mattia Spirito
Mattia Spirito
Dopo il tramonto
Marina Lisi e le emozioni del romanzo fantasy
Nel catalogo di flower-ed compare un piccolo manuale a firma di Marina Lisi: “Scrivere un romanzo fantasy“. Si tratta di una guida semplice ed essenziale per cominciare a conoscere questo genere letterario, il fantasy appunto, che da sempre affascina lettori e scrittori. Autrice della trilogia “Viola” (al momento sono state pubblicate le prime due parti, “Viola. Il Dono dell’Ambra” e “Viola. Il Bracciale del Comando“, mentre la terza parte uscirà nel corso di quest’anno), ha voluto regalarci in questo articolo alcune considerazioni e alcuni consigli prezioni per chi legge, per chi scrive, per chi ama le storie fantasy.
Michela Alessandroni
Quando si avvicina l’estate, si progettano vacanze, si sognano intere giornata da passare con gli amici senza altro pensiero che divertirsi, si spera di incontrare un nuovo amore o di vivere avventure indimenticabili, ma per alcuni di noi tutto ciò non basta. Questi strani esseri aspettano di staccare con lo studio o con il lavoro per farsi prendere completamente dalla lettura compulsiva di un certo genere, non vedono l’ora di avere più tempo per prendere carta e penna o aprire il PC e scrivere: chi sente questo bisogno più degli amanti del fantasy?
Essi vivono perennemente in un mondo parallelo dove tutto è possibile, desiderano immergersi in quel mare di fantasia in cui cercare ciò che nella realtà non riescono a trovare, un mondo che con l’andar del tempo si fa fatica a tenere dentro di sé: è proprio allora che oltre a leggere si inizia a scrivere.
Strana gente, quella che ama il fantasy: sognatrice incallita, visionaria impenitente, che trova in questa passione un motivo per incrementare i propri sogni, lasciando agli altri il compito di tenere i piedi ben piantati in terra. D’altra parte, un grande scrittore di questo genere amava ricordare che “La Fantasia è una naturale attività, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione…”( J.R.R. Tolkien).
Nei più importanti dizionari, la parola fantasy è così descritta: genere narrativo e cinematografico caratterizzato da un’ambientazione fantastica e da un’atmosfera di magia.
La magia delle parole che provano da sempre a descrivere ciò che l’immaginazione crea naturalmente, a narrare tutto quello che senza alcuna difficoltà e remore affolla inesorabilmente la mente dei sognatori di ogni tempo.
Parlare di fantasy non è semplice. Ai più questo tipo di lettura può sembrare solamente una moda del momento, ma sbagliano.
Ricordo che un giorno di qualche tempo fa parlai a mio fratello di questa mia passione e lui mi fece notare quanto importante e necessario fosse per me una ricerca sulla storia del fantasy.
“Non puoi leggere o ancor di più scrivere scegliendo un genere narrativo così particolare senza sapere nulla della sua storia, delle sue origini, di come è cambiato nel tempo e quali scrittori ne sono stati i migliori rappresentanti. Non sarebbe giusto, non ne coglieresti l’intima essenza”. Così, oggi, voglio farvi la stessa raccomandazione.
Chi scrive e legge fantasy non può e non deve ignorarne la storia, perché essa è di per sé un vero racconto fantasy dilatato, spalmato nel tempo dove ha lasciato orme visibili del suo passaggio; le si trovano nascoste anche tra gli altri generi letterari più conosciuti, a volte tratteggiate appena o chiaramente e sfacciatamente utilizzate dagli scrittori.
La lunga storia del fantasy o del fantastico ha le sue origini nella notte dei tempi, quando attorno ai falò dei bivacchi improvvisati nelle notti buie o davanti ai camini accesi delle case si raccontavano storie che avevano un fondamento di realtà, ma che venivano arricchite dai molteplici particolari inventati, da elementi concepiti con la fantasia, aggiunti da chi li riportava oralmente così da farli diventare inverosimili, fantastici appunto, ma non per questo meno belli: anzi, proprio ciò li rendeva interessanti e attirava la curiosità di chi ascoltava rapito.
Le leggende, perché di questo stiamo parlando, divennero parte integrante della storia di molti popoli, di alcuni di essi l’unica traccia rimasta per conoscere qualcosa su di loro; alcune divennero saghe come quelle bellissime dei popoli nordici, ancora amate e fonti inesauribili di ispirazione per molti scrittori.
Con il passare del tempo, il fantasy si trasformò lasciandosi plasmare dal momento storico, ma non perdendo mai la sua connotazione, la sua peculiarità, la vocazione di far sognare.
Questo genere ha appassionato e accompagnato intere generazioni di lettori di ogni ceto sociale e se volete saperne di più potete iniziare la vostra ricerca leggendo ciò che ho scritto nella mia guida “Scrivere un romanzo fantasy”, una semplice chiacchierata con chi condivide la mia stessa passione e vuole farla diventare qualcosa di importante.
Ci tengo a ricordare che una cosa fondamentale che diversifica la nascita di un romanzo di genere fantasy dagli altri è la necessità della figurazione che in esso è più forte e importante.
Nello scrivere storie fantastiche la maggior fatica è essere credibili; si deve essere bravi a convincere il lettore che ciò che descriviamo possa esistere, senza ombra di dubbio, almeno finché si è immersi nella lettura.
Ciò può succedere solo se rappresentiamo con dovizia di particolari le scene che abbiamo immaginato, senza però cadere in una mera descrizione sterile: dobbiamo tener conto che non deve mai mancare il pathos; in questo può aiutarci la metafora, che se usata nel giusto modo ci permette di condividere, con chi leggerà il nostro racconto, le emozioni che abbiamo provato scrivendo. Se riuscirete a emozionarvi mentre scrivete il vostro libro avrete buone possibilità di emozionare chi lo leggerà.
Quante volte vi è successo di emozionarvi leggendo un libro, un qualsiasi libro? E pensate che non sia necessario in una storia di questo particolare genere?
Proprio qui vi sbagliate: ciò che nel descrivere la realtà è scontato e semplice, non lo è nel racconto fantastico e allora bisogna impegnarsi perché chi legge abbia una chiara visione di ciò che noi vogliamo rappresentare, delle emozioni che un essere inventato di sana pianta può provare, rappresentarlo nella sua intima natura, una natura fuori della norma, lontano da ciò che noi conosciamo e, come se ciò non bastasse, inserirlo in un insieme complesso e completo in cui ciò che fa e che prova sia credibile, verosimile.
A chi legge questo genere narrativo raccomando di non vergognarsene, perché il fantasy non ha nulla da invidiare ad altri generi, in quanto ognuno ha la sua peculiarità e la sua dignità. Non è più facile né più difficile di altri modi di scrivere. Richiede fatica e molta passione e tutto ciò lo si può assaporare quando si legge.
A chi scrive consiglio invece di rammentate le sue esperienze di lettore e farne tesoro, lo aiuteranno a ricordare ciò che è importante per conquistare il suo pubblico. Una cosa che reputo importante perché ciò accada è non perdere di vista l’originalità, l’unicità della storia e dei suoi personaggi per essere facilmente riconoscibile tra i tanti scrittori che ormai affollano il web e le librerie con le loro opere.
Non scrivete mai ciò che avete letto da qualche parte, non scopiazzate, non sarebbe giusto usare spudoratamente l’immaginazione di un altro facendola passare per vostra.
L’originalità e l’onestà sono basilari, e non solo in questo genere narrativo.
Amiamo o abbiamo amato scrittori più o meno famosi perché hanno toccato il nostro cuore e la nostra fantasia in modo particolare: questo dovremmo riuscire a fare anche noi.
Marina Lisi
Marina Lisi
Scrivere un romanzo fantasy